“No al negazionismo”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricordare il giorno della memoria dei martiri italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia infoibati dai comunisti di Tito. Riconoscendo che nel nostro Paese è ancora chiara la volontà di negare quanto accaduto nella terra d’Istria durante la Seconda Guerra mondiale.
Il giorno del ricordo
E’ stato istituito solo nel 2004 e palesemente voluto nascosto per oltre 70 anni. Una ricorrenza che vuole dare onore agli oltre ventimila italiani torturati, assassinati e infoibati dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale. Si trattava di italiani costretti a lasciare le ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Le parole di Mattarella
“Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante – ha detto Mattarella –. Oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Ma oggi il vero avversario da battere sono l’indifferenza, il disinteresse e la noncuranza”.
La verità
“Una sciagura nazionale – ha sottolineato Mattarella – alla quale i contemporanei non attribuirono, per superficialità o per calcolo, il dovuto rilievo. Il Giorno del ricordo istituito nel 2004 contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo. Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa”.
Il dovuto tributo
“Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli. In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie – ha concluso Mattarella – oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale”.