Follia ultrà a Porto d’Ascoli: picchiati due fratelli di 12 e 15 anni perché indossavano i colori dell’Ascoli Calcio

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una violenza cieca, brutale e insensata, scatenata dalla semplice vista di un giaccone e un cappellino. È quanto accaduto nel pomeriggio di ieri a Porto d’Ascoli, dove la follia legata al tifo calcistico ha trasformato una tranquilla giornata in un incubo per due giovanissimi fratelli di 12 e 15 anni. La loro unica “colpa”: indossare i colori dell’Ascoli Calcio, la squadra per cui il maggiore dei due è addirittura tesserato nelle giovanili. L’aggressione, avvenuta in pieno giorno davanti all’attività di famiglia, ha lasciato la comunità sotto shock e ha portato i due ragazzini in ospedale, da cui sono stati dimessi solo dopo alcune ore con prognosi tutt’altro che lievi.

La scena si è consumata in pochi, terribili istanti in zona Agraria. Il quindicenne, che non aveva potuto partecipare agli impegni sportivi del weekend a causa di un precedente infortunio al ginocchio, si trovava insieme al fratellino nei pressi della rosticceria gestita dalla madre. Improvvisamente, un’auto ha rallentato fino a fermarsi. Dal veicolo è sceso un giovane che, con fare minaccioso, si è diretto verso i due. L’obiettivo era chiaro: il ragazzo più grande e i suoi abiti bianconeri. “Qui quella divisa non la porti, toglitela”, gli ha urlato in faccia l’aggressore, prima di passare dalle parole ai fatti.

Con una crudeltà che lascia sgomenti, l’uomo ha sferrato un calcio violento proprio al ginocchio già infortunato del quindicenne, facendolo crollare a terra dolorante. Non contento, si è scagliato anche contro il fratello minore, un bambino di appena dodici anni, colpendolo con un pugno al petto. Il tutto sotto gli occhi terrorizzati della madre che, pur sconvolta, ha avuto la prontezza di riflessi di memorizzare e annotare il numero di targa dell’automobile usata dall’aggressore per la fuga.

Immediatamente sono stati allertati i soccorsi. I due fratelli, residenti con la famiglia a Martinsicuro, in provincia di Teramo, sono stati trasportati d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale ‘Madonna del Soccorso’ di San Benedetto. Gli esami medici hanno confermato la gravità dell’aggressione: per il quindicenne è stata diagnosticata la frattura della rotula, un infortunio serio che lo terrà lontano dai campi di gioco per molto tempo. Per il dodicenne, invece, i medici hanno riscontrato la lesione di alcune costole.

Grazie alla fondamentale testimonianza della madre e alla targa fornita, le forze dell’ordine hanno impiegato pochissimo tempo per risalire all’identità del responsabile. Si tratta di un 23enne della zona, che è stato rintracciato, identificato e denunciato a piede libero per lesioni aggravate dai futili motivi. Un’etichetta giuridica che a malapena riesce a descrivere l’assurdità di un gesto che ha trasformato la passione sportiva di un adolescente, peraltro un atleta tesserato, in un pretesto per una violenza inqualificabile. Mentre i due fratelli iniziano a casa il loro percorso di guarigione, resta l’amarezza per un episodio che macchia lo sport e ferisce un’intera comunità.

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