Fontana resta in carcere, i giudici: la rete dei narcos ancora pericolosa

La collaborazione di Imperiale non basta a ridimensionare il rischio di nuovi reati

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VILLA LITERNO – Non bastano i cinque anni trascorsi dai fatti, né la caduta della rete di Raffaele Imperiale (dopo la sua collaborazione con la giustizia). Per la Cassazione, Giovanni Fontana, imprenditore e ex patron del Villa Literno Calcio, resta un uomo pericoloso, con un profilo criminale ‘radicato e spregiudicato’. Così la Suprema corte, con una decisione prese poche settimane fa, ha respinto il ricorso dell’uomo d’affari, confermando la custodia cautelare in carcere disposta dal Tribunale del riesame di Napoli lo scorso 30 giugno.

Fontana, 55 anni, è stato condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per concorso nel traffico di 600 chilogrammi di cocaina diretti in Australia nel novembre 2020. La difesa aveva chiesto la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari, sostenendo che la collaborazione dei coimputati Raffaele Imperiale e Bruno Carbone avesse smantellato il contesto criminale di riferimento e azzerato il rischio di reiterazione del reato.

I giudici di piazza Cavour, però, hanno definito le argomentazioni ‘infondate’. La Corte, presieduta da Ercole Aprile con relatore Anna Criscuolo, ha condiviso la valutazione del Tribunale, secondo cui Fontana avrebbe messo la propria rete logistica e le competenze nel settore dei trasporti “a disposizione di pericolosi trafficanti internazionali”, evidenziando “una spiccata pericolosità e un’assoluta finalità di profitto”. La Cassazione ha inoltre sottolineato che la condanna emessa a maggio 2025 “non ridimensiona, ma rafforza” la necessità della custodia in carcere, poiché il tempo trascorso in detenzione “non attenua il rischio di recidiva”. Nessuna disparità di trattamento, infine, rispetto ai coimputati giudicati con rito abbreviato: le posizioni processuali – si legge nelle motivazioni – “sono autonome e non comparabili”. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna al pagamento delle spese processuali e di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Intanto, la difesa ha presentato appello contro la sentenza di primo grado, e il procedimento è fissato per la discussione a dicembre davanti alla Corte d’appello di Napoli. Fontana è da considerare innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
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