ROMA – Adesso Giovanni Toti minaccia l’addio. Il coordinatore di Forza Italia, dopo aver fatto la voce grossa al termine della prima riunione del board azzurro, ribadisce il suo aut aut ad un evento organizzato da alcuni militanti azzurri a Sesto San Giovanni (Milano). “Non sto alla finestra a vedere Forza Italia che muore”, dice. Ed è a questo, secondo il governatore della Liguria, che porterebbero i compromessi al ribasso che in questa fase stanno bloccando quella che a suo dire doveva essere ‘la rivoluzione d’ottobre’.
La rivoluzione di Toti
Se “siamo disponibili a far rientrare tutti come eravamo capaci una volta, a mettere i gazebo nelle piazze e a far venire i cittadini, io credo che si possa ripartire. Chi vince vince e lealmente lo sosterremo tutti”, ribadisce. Ma se c’è, invece, nel partito chi “pensa che questo non sia possibile lo dica subito, perché io penso – avverte – che le strade si separeranno. Uno può anche smettere di fare politica”.
Incontro ai vertici di Forza Italia
Berlusconi è ad Arcore, domani partirà per Bruxelles e da lunedì sarà a Strasburgo. Ha altri dossier sul tavolo. Viene informato della nuova ‘fuga in avanti’ di Toti ma non intende replicare, convinto com’è che il suo ex pupillo abbia semplicemente deciso di iniziare la sua campagna congressuale prima che le regole d’ingaggio del congresso fossero definite da tutti e, in primo luogo, ‘benedette’ da lui.
Le rivendicazioni di Toti
Non è Berlusconi, in realtà, che Toti mette nel mirino (“chi gli vuole bene ha il dovere di dire le cose in modo duro”, dice). Il coordinatore di FI, che a più riprese ha chiesto l’azzeramento di tutto lo stato maggiore del partito, punta il dito contro la classe dirigente azzurra. “Stiamo lasciando l’Italia senza rappresentanza politica perché non abbiamo il coraggio di affrontare i cambiamenti che servono. Siamo il partito della nostalgia”, attacca. Di più. Il partito “della vigliaccheria. Ci siamo chiusi in un ambito sempre più ristretto e ci siamo persi la realtà. Io dico che non voglio congressi, ma primarie e che serve buttare la classe dirigente e farne una nuova. Una classe dirigente deve mettersi in discussione e avere il coraggio di contarsi. Perché se si salva la classe dirigente non si salva il Paese”, incalza.
O le Primarie o la scissione
Ecco perché, se il ‘sogno’ primarie non dovesse realizzarsi, il governatore della Liguria “non esclude” la creazione di un suo soggetto politico. Il ‘campo’ in cui ‘scendere’ è lui stesso a delinearlo, dicendo di non sentirsi succube della Lega pur avendo grande rispetto per la sua storia e non sentirsi, al tempo stesso, “assimilabile alle terrazze romane dei signori Calenda, con cui abbiamo poco da spartire”.
Tensioni all’interno del partito
Intanto le altre due potenziali ‘competitor’ alle primarie provano a frenare gli eccessivi entusiasmi: “Toti non può pensare di imporre le sue ricette – lo avvisa Maria Stella Gelmini – il suo posto naturale è in Forza Italia ed è urgente adesso sederci tutti al ‘Tavolo delle regole’. Non servono forzature, serve credere in un percorso condiviso. Non si può procedere come fa Toti a colpi di agenzie e di ultimatum a Berlusconi”. Anche Mara Carfagna punta a non far saltare il tavolo. A far tornare il sereno potrebbe essere un incontro tra il Cav e i due coordinatori. Nulla di confermato in agenda, ma secondo alcuni rumors il faccia a faccia si potrebbe tenere a Roma venerdì, alla vigilia della kermesse che Toti ha organizzato al Brancaccio, nonostante la contrarietà di Arcore.
(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)