TEVEROLA – Cinque condanne, due patteggiamenti e tre assoluzioni. È questo l’esito – in primo grado – di uno dei quattro filoni processuali nati dall’inchiesta della Dda di Napoli, finalizzata a disarticolare il gruppo mafioso Picca-Di Martino. La sentenza, pronunciata ieri dal Tribunale di Napoli, riguarda gli imputati non destinatari del decreto di giudizio immediato che hanno scelto di affrontare il processo con rito abbreviato. Il giudice Linda Comella ha inflitto due anni di reclusione a Biagio Benigno, accusato di armi; otto anni a Dario Giovanni Caserta, ritenuto responsabile di associazione finalizzata allo spaccio di narcotici (con esclusione dell’aggravante mafiosa); stessa pena per Carmine Di Tella, accusato di associazione mafiosa. Per quest’ultimo in precedenza era stata respinta la richiesta di misura cautelare dal gip proprio in relazione alla contestazione di mafia, ma il Tribunale, ora, lo ha ritenuto colpevole del grave reato.
Otto anni anche per Lorenzo Griffo e nove anni per Rossano Spinosa, entrambi accusati di aver fatto parte della presunta associazione finalizzata allo smercio di stupefacenti. Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Carmine D’Aniello, Carlo De Stavola, Vincenzo Motti, Nerone, Leonardo Lombardi e Francesco Liguori. Assoluzione, invece, per Bruno Frascarino, assistito dal legale Mario Griffo, che rispondeva di associazione finalizzata allo spaccio, e per Giuseppe Picca, accusato di trasferimento fraudolento di beni. Non colpevole per il reato di estorsione Nicola Di Martino, che resta però imputato per associazione mafiosa in un altro filone giudiziario. Ratificati i patteggiamenti concordati con la Procura da Raffaele e Cira Picca e da Alessio Arbolino. Il verdetto per i tre riguarda l’ipotizzata attribuzione fittizia di un appartamento a Teverola, che secondo la Dda sarebbe stato intestato da Aldo Picca (a processo con rito ordinario) per sottrarlo a un possibile provvedimento di confisca.
Gli imputati sono da ritenersi innocenti fino a eventuale sen- tenza di condanna irrevocabile. Dovrebbe definirsi a breve un altro filone con rito abbreviato per gli imputati destinatari di giudizio immediato. Si tratta di 25 persone, tra cui ancora Di Martino, per le quali complessivamente l’Antimafia ha chiesto 337 anni di reclusione. Ora si attendono le arringhe dei difensori e poi la lettura del verdetto. Al centro dell’inchiesta che ha generato questi procedimenti c’è la convinzione della Dda che il gruppo Picca-Di Martino, a partire dal 2021, abbia ripreso metodi e relazioni del passato, imponendo a commercianti e imprenditori il pagamento del pizzo, la fornitura di slot machine a società compiacenti, servizi di vigilanza privata e perfino onoranze funebri. L’attività estorsiva – secondo gli inquirenti – sarebbe stata affiancata da un traffico strutturato di droga e dal possesso di armi, elementi ritenuti funzionali a rafforzare la forza di intimidazione.




















