VILLA LITERNO – Aveva aderito alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e, da componente di quella barbara cosca, partecipò al brutale omicidio di Vincenzo Palazzo, avvenuto nel 1983 a Grazzanise. Per aver dato il suo contributo al raid di morte, l’algerino Mohamed Tadimouti, 71enne, era stato condannato all’ergastolo. Ieri, la sua fuga dalla giustizia è finita. Al termine delle indagini condotte dalla Squadra mobile della Questura di Caserta, supportati dal Servizio centrale operativo, Tadimouti è stato individuato e ammanettato in Algeria.
L’assassinio, fanno sapere gli investigatori, guidati dal dirigente Dario Mongiovì, si inserisce nella contrapposizione tra clan camorristici che, all’epoca, si contendevano il predominio delle attività criminali e il controllo del territorio, e fu particolarmente efferato. L’azione, condotta da un commando di almeno 20 persone – secondo quanto ricostruito dagli investigatori – fu preceduta da blocchi stradali, anche nei pressi della stazione dei carabinieri, e dal taglio dei cavi telefonici. Il gruppo malavitoso, armato di fucili e pistole, raggiunse il locale dove si trovava la vittima e la prelevò portandola via. Il suo corpo, carbonizzato, fu rinvenuto il giorno successivo nelle campagne di Castelvolturno. Dopo l’omicidio, l’algerino, che viveva a Villa Literno, si spostò nel Centro Italia dove, continuando a delinquere, venne arrestato e poi espulso nel 1986.
La sentenza che lo ha dichiarato colpevole del delitto Palazzo divenne irrevocabile nel 1997. Ma dell’algerino già si erano perse le tracce. Da allora Tadimouti, per lo Stato italiano, è stato un latitante. È stato rintracciato in Algeria, dove è stato tratto in arresto in esecuzione dell’ordine di cattura internazionale.
È accusato di omicidio, associazione mafiosa, sequestro di persona, rapina e detenzione di armi clandestine. Tadimouti si era reso latitante dal 2007. Concluse le procedure di estradizione, l’uomo verrà consegnato alle autorità italiane. Un’operazione che dimostra la perseveranza della polizia, che a distanza di 39 anni è riuscita ad assicurare alla giustizia chi si era macchiato di un grave delitto