Francesco Lollobrigida: “L’ascesa di Fratelli d’Italia? La coerenza paga”

Andrea Panegrossi Piazza Farnese. Sit in di Fratelli d'Italia davanti all'ambasciata francese contro la decisione del comune di Parigi di premiare Carola Rackete con un'onorificenza Nella foto: Francesco Lollobrigida Photo LaPresse - Andrea Panegrossi 13/07/2019 Rome, ItalyPOLITICS Piazza Farnese. Sit in of the Fratelli d'Italia in front of the French embassy against the decision of the municipality of Paris to reward Carola Radete with an honorIn the pic: Francesco Lollobrigida

Fratelli d’Italia conta di crescere alle Regionali anche con l’apporto degli elettori delusi dai 5 Stelle. Lo dichiara Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera del partito di Giorgia Meloni.

Le dimissioni di Di Maio potrebbero favorire l’alleanza fra Pd e 5 Stelle in vista delle elezioni regionali in Campania. Voi cosa pensate di questa possibilità?

Le dimissioni sono un segnale: il Movimento è in via di dissoluzione, lacerato al suo interno. Gli argomenti usati da Di Maio ieri (martedì scorso, leggi l’articolo su Cronachedi.it, ndr) erano tutti relativi a vicende interne: tra i 5 Stelle volano gli stracci ed è normale, dato che si sono alleati prima con un pezzo del centrodestra e adesso con gli odiatissimi avversari del Pd. Ora i resti del Movimento 5 Stelle potrebbero allearsi con chiunque, anche con il diavolo, per sopravvivere.

Ma i loro elettori, che li hanno scelti per le istanze di cambiamento e perché alternativi al malaffare e al sistema, non li seguiranno. Come è avvenuto in Umbria, l’alleanza perversa fra pezzi del centrosinistra e il M5S agli occhi degli elettori sembrerà il peggio del peggio. In Campania, per dire, l’alleanza con De Luca per i 5 Stelle significherebbe la resa incondizionata al sistema.

Lei pensa quindi che una parte del movimento 5 Stelle possa riconoscersi nei temi di Fratelli d’Italia?

E’ già avvenuto. In Umbria, ad esempio, Fratelli d’Italia è stato il partito che ha raccolto maggiori consensi proprio in quell’area. Chi cercava nella politica coerenza e trasparenza e votava 5 Stelle si è accorto che questi valori non sono stati messi in pratica nei fatti dai grillini. Ma li ha ritrovati in Giorgia Meloni e sa che lei non tradirà la sua fiducia.

Come procedono i lavori per la nuova legge elettorale?

Ci sono due diversi modelli che si scontrano. Da una parte 5 Stelle e sinistra vogliono un sistema proporzionale puro che permetta loro di fare questo gioco: una campagna elettorale in cui ci si insulta e si propongono idee alternative e poi, arrivati in Parlamento, ci si chiude in una stanza per dividersi le poltrone e tirare a campare.

Dall’altra parte c’è il centrodestra, in particolare Fratelli d’Italia: la legge elettorale che noi vogliamo non consente di decidere a monte chi vince, ma dà ai cittadini, giudice supremo nel giorno delle elezioni, la possibilità di scegliere chi deve governare e quali programmi vogliono vedere realizzati. Consente loro di mandare in Parlamento forze politiche che si impegnino a raggiungere quegli obiettivi.

Il tutto con un premio di maggioranza che garantirebbe la governabilità. Non come è avvenuto adesso: prima si costruisce una coalizione e poi, arrivati in Parlamento, qualcuno se ne va con i 5 Stelle o con il partito democratico. Stesso discorso dovrebbe valere per quelli del Pd, che in campagna elettorale parlavano male dei 5 Stelle, poi si sono alleati con loro.

Non possono fare così, perché le cose che propongono non sono le stesse, anzi, direi che sono alternative. Sia chiaro, è legittimo che le intese si facciano e che vengano proposte ai cittadini. Ma gli accordi e gli inciuci si rappresentano prima all’elettorato. Attraverso il voto, il cittadino ti dice se quel che hai proposto gli piace o gli fa schifo.

Nel secondo caso non puoi riproporglielo appellandoti a fantomatici modelli costituzionali, come se i padri costituzionalisti fossero un gruppo di imbroglioni che pretendevano che le forze politiche raccontassero una cosa e ne facessero un’altra in Parlamento.

Le elezioni in Emilia Romagna e Calabria sono vicinissime, poi ci saranno quelle in Campania. Che possibilità ci sono per il centrodestra?

In Calabria la volta scorsa il centrodestra ha perso e anche male. Questa volta vincerà con un ampissimo margine. In Emilia Romagna, una regione nella quale il divario fra centrodestra e centrosinistra non è mai sceso, che io ricordi, sotto i 10 punti, arrivando fino a 30 punti di scarto, oggi il popolo vuole dare un segnale di discontinuità e smantellare un sistema. E si è reso conto del fatto che l’alternanza è una cosa positiva per tutti, anche per le forze che perdono le elezioni e hanno modo di rigenerarsi. In Emilia, in questi anni, la sinistra, tanto sicura di avere ampio consenso, ha pensato solo a tenere in piedi un sistema di potere e su questo piano le forze di centrodestra rappresentano la vera alternativa. I governi regionali del centrodestra sono ai primi posti per capacità di amministrare. Il governo nazionale giallorosso, nato sulla base del presupposto che se si va al voto vincono gli altri, ha fatto davvero arrabbiare i cittadini.

E in Campania?

Ci penseremo subito dopo queste elezioni. Una delle città alle quali teniamo di più è Napoli, perché ha sempre guardato a destra nella storia. Poi, negli ultimi anni, le cose sono cambiate. Va ricostruito tutto ma mi accorgo che negli ultimi mesi l’attenzione nei confronti di Fdi aumenta di giorno in giorno, in maniera esponenziale. Abbiamo scelto di chiudere la nostra campagna elettorale nella capitale del Sud e in quella occasione abbiamo ribadito quanto abbiamo a cuore alcuni temi importanti del nostro programma. A partire dal riequilibro, a vantaggio del Sud, dei fondi spesi per il Centro Nord. Oggi la distribuzione delle risorse si basa sul criterio del numero di abitanti, ma non si tiene conto del fatto che negli anni la mancanza di lavoro al Sud ha costretto tante persone a emigrare al Nord. Oggi, paradossalmente, la spinta economica che può arrivare dal Meridione è maggiore di quella che può dare il Nord. Bisogna investire su una parte d’Italia che è stata fortemente penalizzata nel corso della storia. Le tasse si pagano da Lampedusa a Bolzano nella stessa misura e quindi infrastrutture e servizi devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.

Parliamo di sondaggi: pochi giorni fa il responsabile provinciale di Fdi a Caserta Enzo Pagano si è detto sicuro che il partito alle Regionali può andare oltre l’11% che gli viene attribuito. La pensa allo stesso modo?

Finora i sondaggi non ci hanno mai dato più di quanto abbiamo preso alle elezioni. Alle Europee ci davano fra il 3 e il 5%, abbiamo preso il 6,40%. Per la Regione Umbria ci davano sotto il 10 e abbiamo preso il 10,5%. Le cose vanno bene perché abbiamo dimostrato di essere coerenti: siamo l’unica forza di centrodestra che non ha mai tentennato sulle alleanze, che rappresenta le questioni anche quando non conviene parlarne. Ci siamo schierati contro il reddito di cittadinanza dicendo che era un grande imbroglio nei confronti dei cittadini: non era facile farlo quando i 5 Stelle erano al 30-40 % e raccontavano di poter dare soldi a tutti, approfittando della disperazione della gente. Abbiamo avuto il coraggio di dire che la linea del governo sul tema dell’immigrazione era inadeguata. Oggi qualcuno comincia a dire che forse la soluzione era il blocco navale, visto che c’è il pericolo della guerra in Libia. Se ci avessimo pensato prima, oggi saremmo più organizzati.

E la famosa citofonata di Salvini? La Meloni ha detto che non l’avrebbe fatta: lei cosa ne pensa?

Ognuno ha un suo modo di porsi al corpo elettorale: Salvini ha il suo, Giorgia un altro. Siamo compatibili con i leghisti su alcuni temi, su altri siamo alternativi. Altrimenti avremmo fatto lo stesso partito.

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