Parigi (Francia), 29 mar. (LaPresse/AFP) – L’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, il suo avvocato Thierry Herzog e l’ex magistrato Gilbert Azibert sono stati rinviati a giudizio per “corruzione attiva” e “traffico d’influenze”. Lo ha riferito Le Monde, citando una fonte vicina al dossier. Si tratta dell’affaire delle intercettazioni, in cui Sarkozy nel 2014 avrebbe tentato di ottenere, tramite il suo legale, informazioni riservate da Azibert, al tempo giudice alla Corte di cassazione.
Una fonte della procura lo ha poi confermato ad AFP. Secondo i procuratori, Sarkozy tentò di ottenere informazioni legate alle indagini su presunti finanziamenti illeciti. In quell’inchiesta, il politico era sospettato di aver accettato pagamenti illeciti dall’ereditiera di L’Oreal, Liliane Bettencourt, per la sua campagna presidenziale del 2007, che lo portà all’Eliseo. Nel 2013 fu scagionato dall’accusa di aver approfittato dell’anziana donna, ma intercettazioni delle sue telefonate hanno suggerito che abbia discusso con Herzog di dare ad Azibert un lavoro a Monaco, in cambio di informazioni sul caso Bettencourt. Sarkozy ha affermato che quel lavoro non si è mai concretizzato, dicendo che questo provi la sua non colpevolezza. Tuttavia, gli investigatori ritengono che l’accordo non sia stato concluso perché l’ex presidente e il suo legale vennero a conoscenza del fatto che i loro telefoni erano intercettati.
Herzog e Azibert sono accusati anche di violazione di segreto. Il rinvio a giudizio è solo l’ultimo di vari problemi legali per Sarkozy, i cui tentativi di tornare all’Eliseo sono falliti nel novembre 2016, quando non ha potuto sostenere economicamente il suo stesso partito durante le primarie. La scorsa settimana l’ex presidente è stato fermato dalla polizia e incriminato per il sospetto che abbia accettato milioni di euro in finanziamenti dal dittatore libico Mohammad Gheddafi, nella campagna del 2007. Accuse che Sarkozy nega, sostenendo che i suoi accusatori libici cerchino vendetta per l’invio di aerei da guerra francesi nella rivoluzione del 2011. Inoltre, è incriminato anche nel cosiddetto ‘Affaire Bygmalion’, dove è sospettato di essere coinvolto in una frode per alzare il tetto di spesa nella corsa alla rielezione del 2012. Anche in questo caso, il fondatore dei Republicains nega.