PARIGI – Ha una squadra di campagna elettorale che organizza per lui incontri con gli elettori in tutta la Francia e nei suoi discorsi parla di piani per il Paese per i prossimi anni. Ma Emmanuel Macron non ha ancora ufficialmente dichiarato che sarà candidato alle elezioni presidenziali francesi di aprile. Il mese scorso Macron ha detto di avere “il desiderio” di correre per un secondo mandato all’Eliseo, ma che voleva attendere un miglioramento della situazione del Covid-19 per prendere una decisione. Per i critici, però, sta usando in modo ingiusto il ‘pulpito presidenziale’ finanziato dai contribuenti, per fare campagna elettorale ritardando il più possibile l’atteso annuncio. A meno di due mesi dal primo turno delle presidenziali, in programma per il 10 aprile, le intenzioni di Macron non sono un mistero. Dopo “il desiderio” espresso il mese scorso, il capo di Stato francese è tornato sull’argomento questa settimana, dicendo che prima di tutto intende concentrarsi sulla crisi Ucraina-Russia: sul volo fra Mosca e Kiev, dove si è recato per incontrare rispettivamente Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, ai giornalisti che gli chiedevano della sua candidatura ha risposto che “ci penserà”. “Tutto viene a tempo debito”, ha detto. La scadenza per dichiarare formalmente le candidature è il 4 marzo.
Intanto gli sfidanti a destra lo attaccano. Il candidato di estrema destra Eric Zemmour ha accusato Macron di provare a usare l’argomento della pandemia per far dimenticare agli elettori quello che lui considera il declino della Francia. “Emmanuel Macron sta usando la crisi sanitaria per iniziare a fare campagna elettorale? La risposta è sì”, gli ha fatto eco Marine Le Pen, altra candidata di estrema destra. Il riferimento è al fatto che, come la maggior parte dei Paesi europei e gli Usa, la Francia recentemente ha iniziato ad allentare la maggior parte delle restrizioni introdotte per il virus, alla luce del rallentamento della sua diffusione. I rivali inoltre sostengono che Macron, filo-europeo, stia usando i sei mesi di presidenza francese dell’Ue come trampolino per la rielezione. È vero che gli ultimi viaggi di Macron nelle regioni francesi hanno sempre più l’aspetto di eventi di campagna elettorale. Una visita di questo mese nel nord della Francia, in cui il presidente ha annunciato 100 milioni di euro aggiuntivi per spingere l’economia in una ex zona mineraria, è stata seguita da decine di giornalisti di media nazionali e internazionali attenti a scoprire se avrebbe adottato un tono da campagna elettorale. Una riunione con funzionari locali ha incluso un rivale chiave del partito Les Republicains, Xavier Bertrand, che sta attivamente facendo campagna per la conservatrice Valerie Pecresse. Così vicino alle elezioni, “questa visita è la visita di un candidato, con bugie e falsità. L’ipocrisia deve finire. Un viaggio elettorale non può essere pagato dalla Repubblica”, ha tuonato Bertrand. E il capo del partito Les Republicains, Christian Jacob, ha denunciato un “cattivo uso di denaro pubblico, dicendo di avere riferito la questione alla Commissione nazionale sui finanziamenti elettorali. La Francia ha regole rigide sul finanziamento della campagna presidenziale. L’ammontare di denaro che un candidato può spendere per il primo turno è di 16,8 milioni di euro, con 5,6 milioni aggiuntivi per chi si qualifica per il secondo torno. Dopo le elezioni, lo Stato francese rimborsa ai candidati che hanno ottenuto almeno il 5% dei voti la metà dei costi sostenuti. Nel 2012 l’ex presidente conservatore Nicolas Sarkozy annunciò la corsa per un secondo mandato, che perse contro il socialista François Hollande, poco più di due mesi prima delle elezioni. Successivamente la Commissione nazionale per il finanziamento delle elezioni stabilì che alcune delle spese che aveva sostenuto mesi prima per organizzare un comizio nel sud della Francia fossero da includere nei conteggi della campagna nonostante allora non avesse formalizzato la sua candidatura. Sarkozy l’anno scorso è stato condannato a un anno di domiciliari per finanziamento illegale della campagna e ha presentato ricorso. Il partito di Macron ha già lanciato una cosiddetta ‘campagna della maggioranza presidenziale’, che viene distribuita in tutto il Paese tramite manifesti e volantini che promuovono un sito web chiamato ‘Con te’. Il sito non menziona il nome di Macron ma invita gli utenti a iscriversi a una newsletter per seguire le ‘notizie sulla campagna’. Il Consiglio costituzionale ha recentemente annunciato che Macron è stato il primo a ricevere le 500 firme di funzionari eletti richieste dalla legge per consentire a qualcuno di candidarsi alle presidenziali. La norma ha lo scopo di limitare il numero di candidati. La questione è delicata. Dal 1° gennaio le emittenti televisive e radiofoniche francesi sono obbligate per legge a fornire uno spazio “equo” a tutti i candidati e aspiranti candidati, in base al loro peso stimato nella campagna. La norma include lo stesso Macron, ma il conteggio è complesso: per lui vanno considerati tutti i commenti ritenuti parte del dibattito politico, ma non quelli attribuiti al ruolo di presidente.
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