PARIGI (LaPresse/AFP) – Inizio di settimana cruciale per Emmanuel Macron. Dopo l’addio del ministro dell’Interno Gerard Collomb della scorsa settimana, il presidente e il premier Edouard Philippe affrontano un rimpasto. Nella speranza di dare nuovo respiro all’esecutivo, e di risollevare gli indici di gradimento a sette mesi dalle elezioni europee di maggio.
Macron e le pesanti assenze da colmare
Dall’Eliseo non filtra nulla, segno che al momento non c’è niente di deciso, ma circolano voci secondo cui potrebbe trattarsi di un rimpasto ampio. Insomma Macron potrebbe non limitarsi a sostituire Collomb, ma cogliere l’occasione per provare a dare un nuovo slancio alla squadra. Il rimpasto, secondo diverse fonti governative, sarà annunciato martedì.
Le dimissioni del ministro dell’Interno Collomb e il totonomi sul sostituto
Dopo le dimissioni di Collomb, veterano della politica e uno dei pilastri del governo, è il premier Philippe che ha assunto l’interim dell’Interno. Sarà dunque un ministro ad interim a partecipare all’inizio del vertice del G6 dei ministri dell’Interno europei in programma per stasera a Lione, dedicato in particolare all’immigrazione. Il totoministri sul possibile sostituto di Collomb è già partito. Alcuni sostengono che si tratterà di un altro membro del governo, che scivolerà sull’Interno lasciando vacante la guida del suo dicastero. Per altri sarà invece un esterno dal profilo meno politico e più tecnico. Niente è filtrato finora.
Il governo si avvia verso il rimpasto
Quanto agli altri dicasteri che potrebbero essere coinvolti dal rimpasto, potrebbe andare verso l’uscita il ministro della Coesione territoriale Jacques Mezard. Come pure quella della Cultura Françoise Nyssen, coinvolta in un’indagine preliminare sui lavori di ingrandimento della casa editrice che prima dirigeva, la Actes Sud. “Se il presidente decide un rimpasto ampio e profondo, è evidente che bisognerà che il nuovo governo chieda la fiducia” ai deputati. Lo ha chiarito domenica il nuovo presidente dell’Assemblea nazionale, Richard Ferrand.
Dopo l’addio di Collomb, storicamente socialista prima di unirsi alla squadra di Macron, il presidente potrebbe essere tentato di riequilibrare la sua squadra verso il centro. Inoltre i ministri che ambiscono a presentarsi alle municipali del 2020 per il momento resteranno al governo: “Non baseremo i nostri comportamenti su quello di Gérard Collomb”, ha spiegato domenica il portavoce del governo Benjamin Griveaux, che pensa a candidarsi a Parigi.
La candidatura a sindaco di Lione e le altre pedine mancanti sullo scacchiere di Macron
Il riferimento è al fatto che Collomb, 71 anni, ha annunciato di volersi ricandidare come sindaco di Lione, incarico che ha ricoperto per 16 anni prima di diventare ministro: ed è proprio dopo questo annuncio che sono cominciate le pressioni per le sue dimissioni, presentate due volte prima che Macron fosse costretto ad accettarle.
Le dimissioni di Collomb sono state l’ultimo di una serie di duri colpi per Macron. Si è trattato infatti del terzo ministro chiave a dimettersi sotto la sua presidenza, dopo François Bayrou dalla Giustizia a giugno del 2017 e più recentemente Nicolas Hulot dall’Ecologia a settembre. Poco dopo Hulot lasciò la squadra di governo la ministra dello Sport, la ex campionessa olimpica di scherma Laura Flessel, altro membro dell’esecutivo molto amato dall’opinione pubblica.