ROMA – Non è a lieto fine la storia della balena beluga che per giorni era rimasta intrappolata nelle acque della Senna, ben lontana dal suo habitat naturale nell’Artico. Per giorni i soccorritori avevano tentato di aiutare l’animale, pesante 800kg, ma tutti gli sforzi sono risultati vani. Il primo avvistamento del beluga risaliva all’inizio del mese di agosto. Da allora, la notizia aveva catturato l’attenzione dei media francesi e internazionali.
In varie occasioni si è tentato di dare da mangiare all’animale, apparso molto indebolito, ma il cetaceo ha sempre rifiutato il cibo. Nella notte si è tentato il tutto per tutto con un’operazione di salvataggio durata molte ore nella quale l’animale è stato recuperato dalle acque del fiume con un’apposita rete. Il piano era quello di trasportarlo con un camion frigo verso un bacino di acqua salata nella città portuale di Ouistreham in Normandia dove curarla per il tempo necessario prima di rimorchiarla verso il mare aperto. Un viaggio di circa 160 chilometri.
Nelle prime analisi sullo stato di salute dell’esemplare, un maschio, era stata riscontrata la mancanza di attività digestiva. Nel corso del viaggio però i veterinari hanno confermato un peggioramento del suo stato, in particolare delle sue attività respiratorie. A questo punto si è deciso di praticare l’eutanasia per evitare ulteriori sofferenze. “Era troppo indebolito”, ha detto il prefetto della regione francese del Calvados, a cui è toccato l’ingrato compito di dare la notizia. Gli ambientalisti di Sea Sheperd France, che hanno seguito la vicenda fin dalle prime battute, si sono “devastati” dal tragico esito dicendosi consci del fatto che l’operazione fosse “rischiosa” ma allo stesso tempo “essenziale” per dare una possibilità a un animale che, altrimenti, sarebbe stato comunque “condannato”.
LaPresse