Frode milionaria sui carburanti: sequestri per 17 milioni tra Casal di Principe, Castel di Sasso, Piana di Monte Verna…

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Guardia di Finanza

CASAL DI PRINCIPE – Un maxi sequestro da oltre 17 milioni di euro è stato disposto dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito di una complessa inchiesta su una frode carosello nel settore dei carburanti, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Pierpaolo Bruni, e condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Caserta e dal Primo gruppo della guardia di finanza di Napoli. L’indagine, ancora nella fase preliminare, ha portato al sequestro di 30 società e coinvolto altrettante persone fisiche (sono dell’Agro aversano, di Caserta e delle province di Napoli e Salerno), ritenute coinvolte in un sistema di evasione fiscale costruito per evadere l’Iva nella distribuzione di prodotti energetici, dal deposito fiscale fino ai distributori stradali.

Tra le aziende di Terra di Lavoro tirate in ballo dall’inchiesta c’è la San Marco Petroli, con sede a Castel di Sasso, e tra gli inquisiti Giovanni Santabarba, di Piana di Monteverna. Secondo quanto accertato dagli investigatori casertani, guidati dal tenente colonnello Carlo Cardillo, il meccanismo fraudolento ruotava attorno a società ‘cartiere’ e ‘filtro’, formalmente acquirenti dei carburanti ma prive di reali attività operative. Queste imprese, gestite da prestanome con precedenti penali, omettevano il versamento dell’imposta, permettendo così alle aziende della filiera di acquistare benzina e gasolio a prezzi molto inferiori rispetto al mercato.

Due i modelli di frode scoperti. Il primo sfruttava in modo illecito la Legge di Stabilità del 2018, che prevedeva esenzioni Iva per soggetti ‘affidabili’: le società fantasma si fingeva tali, acquistando carburante senza imposta e rivendendolo con una catena di fatture false. Il secondo sistema prevedeva invece l’uso di false dichiarazioni d’intento da parte di società che si qualificavano come esportatori abituali per ottenere, anche in questo caso, acquisti in esenzione d’Iva. In entrambi i casi, le imprese venivano chiuse o poste in liquidazione prima della presentazione delle dichiarazioni fiscali, così da sfuggire ai controlli e non versare quanto dovuto all’erario. I soggetti coinvolti nell’inchiesta sono tutti da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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