Fuga da Opera: il ‘re delle evasioni’ Toma Taulant scappa ancora. È la quarta volta.

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Operazione della polizia
Operazione della polizia

MILANO – Una fuga da film, quasi una beffa per il sistema carcerario italiano. Toma Taulant, l’inafferrabile criminale albanese con un curriculum di evasioni che farebbe invidia a un personaggio di finzione, è di nuovo un uomo libero. O, per lo meno, un fantasma. È evaso la scorsa notte, tra sabato e l’alba di questa domenica 7 dicembre, dal carcere di massima sicurezza di Opera, uno dei più sorvegliati d’Italia. La sua cella, ora vuota, racconta una storia di pianificazione meticolosa e audacia: le sbarre della finestra segate con precisione chirurgica e, appese all’esterno, le lenzuola annodate a formare una corda improvvisata, testimoni silenti di una discesa verso una libertà tanto agognata quanto pericolosa.

L’allarme è scattato questa mattina, quando gli agenti della polizia penitenziaria hanno scoperto la cella vuota. La fuga, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe avvenuta durante il delicato momento del cambio turno, una finestra temporale di pochi minuti che Taulant ha saputo sfruttare con una rapidità impressionante. Un’operazione lampo, studiata fin nei minimi dettagli. Ma se la prima parte del piano è chiara – segare le sbarre e calarsi nel cortile interno – resta il mistero più grande: come abbia potuto superare l’imponente e sorvegliatissimo muro di cinta che circonda la struttura. Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi, compresa quella, sempre più probabile, di un aiuto esterno. Un complice, o forse più di uno, che lo attendeva nell’oscurità per garantirgli una via di fuga rapida e sicura, facendolo svanire nella notte lombarda.

Il nome di Toma Taulant, 40 anni, non è nuovo alle cronache né agli archivi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Quella di Opera è solo l’ultima, eclatante impresa di un uomo che sembra aver fatto dell’evasione la sua specialità. Il suo “curriculum” è impressionante. Nel 2009 riuscì a scappare dal carcere di Terni. Nel febbraio del 2013, la fuga che lo rese tristemente celebre: evase dal carcere di massima sicurezza di Parma, assieme al connazionale Frokaj Vamentin. Un sodalizio criminale che si spezzò tragicamente quando Vamentin rimase ucciso durante una rapina in villa da un gioielliere che reagì per difendersi. Taulant, invece, continuò la sua latitanza fino all’arresto in Belgio, nel settembre dello stesso anno. Ma la prigione, per lui, sembra essere solo una fermata temporanea. A dicembre 2013, evase anche dal carcere di Latin, vicino a Liegi, dove era stato rinchiuso.

Ora, la storia si ripete. Taulant, che sta scontando una condanna per una lunga serie di furti e rapine con fine pena fissato al 2041, è di nuovo l’uomo più ricercato d’Italia. La Prefettura di Milano ha immediatamente attivato un piano di ricerche a tappeto. Centinaia di uomini delle forze dell’ordine sono stati mobilitati. Posti di blocco sono stati istituiti sulle principali arterie stradali e autostradali, mentre pattuglie perlustrano senza sosta i campi e le aree industriali dismesse della periferia milanese e delle province limitrofe. Ma il timore, quasi una certezza tra gli investigatori, è che Taulant sia già lontano, forse già oltre confine. La sua abilità nel dileguarsi e la sua rete di contatti lo rendono un avversario formidabile. La caccia all’uomo è aperta, ma l’interrogativo che imbarazza le istituzioni resta: come è possibile che un noto “re delle evasioni” sia riuscito, per la quarta volta, a umiliare i sistemi di sicurezza di un carcere che dovrebbe essere invalicabile?

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