NAPOLI – Quando accade è sempre un dolore per chi è costretto a farlo. Parliamo di quando esponenti delle forze dell’ordine sono costretti a indagare sui loro colleghi. In alcuni casi su persone con le quali hanno condiviso una scrivania, un turno di servizio o un corso di formazione. Ma il dovere e il senso dello Stato si evince anche da qui. Risale a ieri mattina l’operazione che ha portato a termine la squadra mobile di Napoli, guidata da Alfredo Fabbrocini che, su delega della Procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli nei confronti di tre persone, due delle quali indossano la divisa.
Arrestati Gianluca Russo e Luca Vilei, rispettivamente di 47 e 46 anni, appartenenti alla polizia di Stato e, fino a qualche tempo fa, già in servizio proprio presso la presso la squadra mobile di Napoli. Arrestato anche un imprenditore di Portici, Vincenzo Palumbo, 47enne e volto noto alle forze dell’ordine. La vicenda contestata fa riferimento a un’indagine e a una fuga di notizie, ma anche a una presunta consegna di denaro. Secondo la ricostruzione fatta dalle forze dell’ordine, avendo appreso nel mese di febbraio di un’indagine che era stata avviata sui tre, Luca Vilei avrebbe fornito queste informazioni agli altri, ma lo avrebbe fatto dietro corrispettivo di 2000 euro.
Non è tutto. Questi soldi sarebbero probabilmente stati consegnati ad altri due colleghi che risultano indagati nel medesimo procedimento e che sono stati denunciati, per aver fornito l’iniziale segnalazione. Sarebbero quindi stati loro a dare l’informazione dell’inchiesta. Non è tutto. É stato contestato anche un accesso abusivo ai sistemi informatici effettuato da Vilei su richiesta di Russo (a sua volta spinto dall’imprenditore Palumbo) e una relazione di servizio non veritiera redatta dai due appartenenti su fatti in cui erano stati coinvolti. Una vicenda tanto ingarbugliata quanto amara. Secondo la ricostruzione i due poliziotti, quando le indagini dei colleghi sono iniziate a loro carico, sono stati trasferiti dalla squadra mobile, sezione in cui lavoravano.
Dettagli emergono anche nei confronti dell’imprenditore porticese che, in passato risulta essere stato coinvolto in altre vicende, e che lavora nel settore dell’acciaio. Una vicenda alla quale mancano molti dettagli, ma che arriva come un pugno nello stomaco. E’ accaduto anche in passato che uomini delle forze dell’ordine indagassero e poi arrestassero soggetti appartenenti allo stesso corpo. Vicende scomode, amare, ma che sottendono a un approccio cristallino nei confronti del proprio dovere istituzionale. Naturalmente per i tre soggetti raggiunti da misura cautelare alternativa vige la presunzione di innocenza. Avranno modo di chiarire davanti all’autorità giudiziaria la correttezza delle proprie condotte.