NAPOLI – Quasi nove mesi di vita alla macchia. In un primo momento le ricerche si erano concentrate nel suo quartiere, Scampia, dove tutti lo conoscono con il soprannome di ’o tenente: appellativo di origine militare per un uomo che, secondo gli inquirenti, era incaricato di gestire la piazza di spaccio della ‘33’, come viene indicato il complesso di edilizia popolare in via Annamaria Ortese. Si è conclusa la fuga di Salvatore Mari. Il 47enne del clan Abbinante è stato catturato, nella notte tra martedì e ieri, a Giugliano. Mari era irreperibile dallo scorso 7 novembre. Dal 19 luglio era stato inserito nella lista dei latitanti pericolosi del ministero dell’Interno. “Un altro importante risultato nella lotta alla criminalità organizzata”, il plauso del titolare del Viminale, il ministro Matteo Piantedosi. Si riteneva che Mari potesse nascondersi nel rione Monterosa – roccaforte del clan Abbinante – ma in realtà si spostava continuamente. Ad arrestarlo sono stati i carabinieri del comando provinciale di Napoli. Il 47enne, irreperibile dallo scorso 7 novembre, era sfuggito all’esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Tribunale di Napoli su richiesta della Dda.
Quel giorno finirono in manette altre 36 persone ritenute contigue al clan Abbinante e indagati a vario titolo per associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata a commettere reati di tentata estorsione e traffico di stupefacenti nell’area nord di Napoli. La svolta ieri notte quando i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale partenopeo, con il supporto dei carabinieri della compagnia Stella, hanno rintracciato il 47enne a Giugliano mentre percorreva via Ripuaria a bordo di un Mini Cooper giallo con altre due persone incensurate. La cattura non è stata per niente facile. I carabinieri hanno bloccato l’auto con a bordo Mari non prima di aver fermato un’altra macchina che fungeva da ‘staffetta’ e nella quale c’erano altre due persone, anche loro incensurate.
I militari dell’Arma – grazie ad una complessa attività di indagine di web patrolling, attività tecniche e tradizionali – una volta preso il latitante hanno individuato e raggiunto il covo dove il 47enne si nascondeva: una villetta a Castelvolturno, in provincia Caserta, sul litorale domizio, sempre più meta dei latitanti napoletani. Gli investigatori dell’Arma hanno esteso le ispezioni nella villetta. Qui hanno trovato altre due persone, anche loro incensurate. Non solo: all’interno dell’immobile c’erano 500 grammi di marijuana, la somma contante di 9.920 euro, un lampeggiante, manette, finte palette delle forze dell’ordine e infine alcune parti di uniformi simili alle forze di polizia. Dopo le formalità di rito, Mari è stato trasferito nel penitenziario di Secondigliano a disposizione dell’autorità giudiziaria. I sue uomini incensurati sono stati tutti denunciati per favoreggiamento. Il sospetto è che siano i suoi fiancheggiatori. Ma non è escluso che se ne siano altri, ancora liberi, ancora senza nome e volto.
La carriera criminale di Mari è legata a doppio filo al mondo degli stupefacenti. La sua ‘specialità’, secondo il profilo tracciato negli anni dalla Direzione distrettuale antimafia e dalle informative delle forze dell’ordine. Si parte dall’affiliazione agli Amato-Pagano alla gestione della piazza della ‘33’ per conto degli Abbinante. Una pedina fondamentale sullo scacchiere malavitoso dell’area nord. A confermare questa tesi è un’intercettazione ambientale del marzo 2018. L’ex reggente Arcangelo Abbinante, parlando di Mari, disse: “Se muore questo siamo morti tutti”, riferendosi al fatto che se ’o tenente fosse incappato in guai con la giustizia, gli affari del clan sarebbero andati a rotoli.