Un boato, di quelli che sognava di sentire in un grande stadio, ha accolto l’ingresso della sua bara bianca in chiesa. Napoli ha dato l’ultimo saluto a Santo Romano, e lo ha fatto con migliaia di anime che ieri pomeriggio hanno marciato in strada, tra Casoria e Poggioreale, radunandosi nella chiesa di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, sede dei funerali del 19enne ucciso con un colpo di pistola al petto, nella notte tra il primo e il 2 novembre, a San Sebastiano al Vesuvio.
La città ha preso ancora una volta posizione contro il criminale, contro il male che affligge Napoli. Quello della violenza giovanile che bagna di sangue città e provincia. Santo è stato ammazzato perché proteggeva un amico, per aver fatto da paciere in una lite scoppiata per una scarpa sporcata con un pestone. Il suo assassino (reo confesso), un 17enne di Barra vicino al clan Aprea, ha ammesso di essere andato a bere un drink subito dopo aver premuto il grilletto in piazza Capasso, a San Sebastiano al Vesuvio. La banalità di un male che, a Napoli, torna con troppa e preoccupante frequenza. Torna puntuale.
“Giustizia, giustizia”, e un lungo applauso hanno, invece, accompagnato la bara all’uscita, dopo l’omelia celebrata da don Tonino Palmese, don Enzo Cozzolino, padre Maurizio Patriciello e padre Fedele Mattera. Simboli assoluti di legalità. In chiesa anche i gonfaloni della Regione Campania, del Comune di San Sebastiano al Vesuvio (presente il sindaco Giuseppe Panico) e della città di Casoria, con il sindaco Raffaele Bene, che ha incontrato i parenti di Santo e che ha lanciato l’ennesimo appello a “lavorare perché queste cose non si verifichino più”. In chiesa c’erano anche gli amici di Santo, i suoi compagni di squadra dell’Asd Micri (“i ragazzi sono turbati”, ha detto Fabio Marchisano, uno degli allenatori delle giovanili della società che milita in Eccellenza), che hanno posato un paio di guanti da portiere sulla bara. Dopo aver adagiato la bara ai piedi dell’altare, gli amici e compagni di squadra hanno intonato il coro “Santo vive con noi”. Santo vivrà sempre con loro, mentre la città sarà travolta, ancora, da ondate di indignazione e collera per la deriva inquietante e per il senso di insicurezza che si respira in strada.
“Non possiamo permetterci che queste vite finiscano, e qui c’è una responsabilità delle città, non tanto dei sindaci in senso stretto ma nostra”. Non ha usato mezzi termini monsignor Francesco Beneduce, vescovo ausiliare, durante l’omelia. “Come adulti abbiamo abdicato – ha proseguito – In questo momento vorrei dire: Signore, paralizza le mani di chi vende le pistole così facilmente e a così poco prezzo, perché questo ha un prezzo che non si misura. Ti prego signore, non vorrei maledire, ma nel nome di Dio blocca le mani di chi si procaccia denaro in questo modo. Vada alla Caritas, venga a casa mia, ma fa che nessuno si ingrassi in nome di una vita stroncata”.
Poi si è rivolto a chi Santo lo amava, lo ama e lo amerà per sempre: “Cosa dire agli amici di Santo? E’ come se in questo momento la palla passa nella metà campo nostra. Amici miei, fate gioco di squadra. Voi sapete che lo sport e il calcio è esigente è duro, richiede sforzo, fatica, prove. Santo direbbe: fate di gioco di squadra, scegliete la vita, continuate a scegliere la vita insieme. Anche se non era capitano – ha aggiunto – Santo era un leader, sapeva mettere tutti insieme. Mi piace pensare che avrebbe detto fate i mediani, siate generosi, giocate di squadra, valorizzate gli altri”. Monsignor Beneduce ha citato un’intervista di Gianluca Vialli, ex calciatore stroncato dal tumore al pancreas: “Disse che nella vita molte cose non dipendono da te, ma il come viviamo le situazioni nelle quali siamo, quello dipende da noi. In questo momento se dovesse esserci solo rabbia, tristezza, collera che apre lo spazio all’aggressività e alla parte peggiore di noi, è come se non raccogliessimo il testimone, come se la palla buttata nella metà campo la lasciassimo lì perché tristezza, rabbia e collera portano solo alla morte. In questo momento diventa importante quale maglietta volete indossare. Il mondo ha bisogno di voi, giocate con la maglietta giusta nel campo giusto”.