Funerali vietati per il boss Ucciero

Il mafioso è morto in carcere: fu tra i protagonisti della faida tra i Tavoletta-Cantiello e i Bidognetti

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I fratelli Vincenzo e Massimo Ucciero

Riassunto

Il mafioso è morto in carcere: fu tra i protagonisti della faida tra i Tavoletta-Cantiello e i Bidognetti

VILLA LITERNO – Niente funerali pubblici per Vincenzo Ucciero, figura storica della mala liternese e per anni considerato dagli investigatori un riferimento del gruppo Cantiello-Tavoletta, legato alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi.
Il boss è morto nel carcere dell’Ucciardone e la Questura di Caserta ha vietato le esequie pubbliche per ragioni di ordine e sicurezza, una misura adottata nei confronti di esponenti ritenuti di particolare peso criminale per evitare assembramenti, tensioni e manifestazioni celebrative.

Lo scorso maggio la Corte d’appello di Napoli aveva rideterminato la sua pena relativa a un’inchiesta che lo aveva rispedito in cella poco dopo essere tornato in libertà, al termine di una lunga detenzione: 8 anni e 6 mesi, in continuazione con una precedente condanna a 16 anni e 9 mesi già scontata, per un totale di 25 anni e 3 mesi.

Ucciero, assistito dal legale Marco Ucciero, era accusato di estorsioni e armi aggravate dal metodo mafioso, nell’ambito della presunta riorganizzazione di un nuovo cartello dei Casalesi insieme a Oreste Reccia detto Recchie ‘e lepre di San Cipriano d’Aversa. Secondo la Dda, il gruppo avrebbe tentato di riconquistare i territori di Villa Literno, Aversa, San Cipriano, San Marcellino e Giugliano, soprattutto attraverso il racket ai danni di commercianti e imprenditori locali.

La sua storia criminale è segnata anche da un episodio che ne evidenziò l’esposizione nel sistema di potere del clan: nel 2006 sfuggì a un agguato dei Bidognetti (la cosca rivale) in provincia di Caserta, quando i killer aprirono il fuoco contro la sua auto. Ucciero si salvò perché indossava un giubbotto antiproiettile. L’attentato si inseriva nella sanguinosa faida interna tra la famiglia Bidognetti e gli scissionisti dell’ala Tavoletta-Cantiello, nella quale, anni prima, era stato ucciso anche suo fratello Domenico (1997). Un altro fratello,Massimo Ucciero, sta invece scontando una condanna a 30 anni, con fine pena previsto fra circa due anni.

In primo grado, Ucciero era stato condannato dal Tribunale di Napoli Nord a 14 anni. Secondo la ricostruzione degli investigatori, dopo essere tornato in libertà nel 2020 avrebbe rimesso in piedi un gruppo estorsivo attivo soprattutto nel Liternese, puntando anche ai profitti del settore delle slot machine, ritenuto strategico per le casse del clan. Del suo caso si erano occupati la Squadra mobile di Caserta e il Nucleo investigativo dei carabinieri, culminando in 13 misure cautelari nel luglio 2021 (tra i destinatari c’era anche il figlio di Vincenzo Ucciero, Antonio).

Alla morte del boss, la Prefettura ha scelto la linea dura: niente cortei, niente esequie pubbliche, solo un rito strettamente privato, lontano da possibili dimostrazioni di omaggio che potrebbero turbare l’ordine pubblico in un territorio ancora segnato dalle ferite del passato camorristico.

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