Fuochi d’artificio per lady Gagliardi: festa a Mondragone per la scarcerazione della figlia di ‘Mangianastri’

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Annunziata Gagliardi e Angelo Gagliardi

MONDRAGONE – Fu fatta festa, nel maggio del 2021, mentre era ai domiciliari, in occasione di quelle che sarebbero state le sue imminenti nozze con Antonio Neri. E festa è stata fatta anche domenica scorsa, quando è tornata a Mondragone, perché nel frattempo, oltre a sposarsi, era finita di nuovo in carcere. Parliamo di Annunziata Gagliardi, figlia del boss Angelo Gagliardi, detto Mangianastri. Il ritorno in città della donna è stato salutato in via Pergola con esplosioni di fuochi d’artificio. Un’usanza che, in occasione delle scarcerazioni, si ripete spesso, soprattutto nei contesti sociali dove è forte la presenza mafiosa e che, non di rado, assume anche il valore di un sinistro segnale rivolto alla comunità. Quale? Sottolineare il rientro sul territorio di una persona legata al mondo della criminalità organizzata. La speranza è che quanto accaduto in via Pergola sia solo l’espressione di una gioia familiare e genuina, ma inevitabilmente il rientro di un’esponente di una famiglia che ha avuto un ruolo di spicco nella mafia mondragonese attira l’attenzione degli investigatori. Se lady Gagliardi non decidesse di troncare i legami con le logiche malavitose (che l’hanno tenuto in prigione per diversi anni), potrebbe rappresentare un richiamo per le nuove leve che oggi popolano la malavita sul litorale domizio.

Annunziata Gagliardi fu portata in carcere nel giugno 2021 con l’accusa di far parte di un’associazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti, guidata dal boss Giuseppe De Filippis e ritenuta vicina al clan Pagliuca-Gagliardi-Fragnoli. Secondo la Dda di Napoli, ricopriva un ruolo di rilievo, contribuendo all’organizzazione del gruppo di pusher. Se Annunziata oggi è libera, il padre Angelo resta in cella. Dopo
aver riassaporato la liberta a seguito di un lunghissimo periodo di detenzione, nel 2020 era tornato nei guai per un’accusa di stalking e, nel marzo 2024, è stato coinvolto in un’inchiesta della Dda che lo indicava come colui che aveva ‘benedetto’ una rete di pusher attiva sul litorale domizio. Vicenda per la quale, lo scorso novembre, è arrivata una condanna in primo grado a 14 anni di reclusione.

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