Fuorigrotta, spari contro il ras Bitonto

Ritornato in libertà da poco tempo, è inserito nel gruppo criminale Esposito-Nappi di Cavalleggeri. Esploso un colpo di fucile da caccia che ha colpito l’ingresso dello stabile

NAPOLI – Il raid risale alla notte tra sabato e domenica, quando i carabinieri della compagnia di Bagnoli sono intervenuti in via Giacinto De Sivo. Al 112 erano stati segnalati colpi d’arma da fuoco, esplosi verosimilmente contro il portone d’ingresso di un condominio, all’altezza del civico 64.
Sul posto, i militari, insieme a quelli della sezione rilievi del Nucleo Investigativo di Napoli, hanno rinvenuto a terra alcuni pallini di piombo, esplosi probabilmente con un fucile.

Indagini in corso per accertare motivazioni e dinamica dei fatti, ma l’obiettivo sarebbe stato circostanziato. Si tratta di Luigi Bitonto, 43 anni, vecchio volto della mala di Bagnoli e Cavalleggeri, di recente ritornato in libertà. Risulta inserito nel gruppo Nappi-Esposito, storicamente rivale dei D’Ausilio. Il vero e proprio scontro armato tra il gruppo D’Ausilio e quello capeggiato da Maria Matilde Nappi e Luigi Bitonto (storico affiliato ai D’Ausilio poi alleatosi con Massimiliano Esposito, marito della Nappi) è da ricondurre all’omicidio di Salvatore Zito avvenuto il 15 dicembre del 2007 da parte dei fedelissimi di D’Ausilio.

Zito era zio acquisito di Esposito, fratello della madre di Maria Matilde Nappi. Da quel momento Esposito decise di scindersi dal clan creando un gruppo autonomo di fedelissimi. Nonostante il suo stato detentivo il gruppo è stato gestito attraverso la moglie a cui impartiva ordini e regole durante colloqui in carcere. Nel marzo 2015, il primo affiliato del clan ad essere scarcerato fu Alessandro Giannelli che entrò immediatamente in contrasto con Luigi Bitonto che, nel frattempo era stato sottoposto agli arresti domiciliari ed era rimasto fedele a Esposito.

A seguito della rottura, Alessandro Giannelli allargò le sue mire espansionistiche anche sui quartieri di Bagnoli ed Agnano rimasti ancora sotto l’egemonia della Nappi e iniziarono gli scontri con Antonio D’ausilio, fratello di Felice e figlio del boss Domenico a cui lui era fino a quel momento rimasto fedele. L’episodio scatenante fu il ferimento di Vincenzo Viola da parte dei fedelissimi dei D’Ausilio, evento che scatenò la vendetta degli uomini di Giannelli. A febbraio 2016, un’attività di polizia giudiziaria, pose nuovamente fine, con il suo arresto, all’egemonia di Giannelli; nei giorni successivi si cominciò a registrare una migrazione di alcuni dei suoi sodali verso il gruppo della Nappi e di Luigi Bitonto.

Nel 2016, contestualmente all’evasione del di felice D’Ausilio, si registrò tra Cavalleggeri e Bagnoli un’escalation di violenze, atti intimidatori e dimostrativi nei confronti di soggetti gravitanti nei clan contrapposti. I D’Ausilio, per ritorsione, decisero di invadere il settore criminale del racket dei parcheggiatori abusivi che operano tra Nisida e Coroglio, appannaggio fino a quel momento del gruppo Bitonto-Nappi. In quel contesto si consumò l’omicidio del parcheggiatore Gaetano Arrigo. Nello stesso tempo si verificarono diverse esplosioni di colpi d’arma da fuoco e altre intimidazioni ai danni delle abitazioni di affiliati ai gruppi in contrapposizione, tra cui lo stesso Bitonto.

L’ultimo arresto di Bitonto risale al 2016. Fu bloccato della squadra mobile di Caserta perché aveva con sé due pistole con il colpo in canna nell’auto. Era appena andato a firmare nella caserma dei carabinieri a Licola, dove era residente. I poliziotti bloccarono l’Alfa 147 nera sulla carreggiata in direzione di Varcaturo, al confine tra Napoli e Caserta. Gli agenti passarono al setaccio l’abitacolo. Quindici minuti più tardi fu trovata la prima pistola nella custodia del cambio. Poi, aprendo il cruscotto, sollevarono i pannelli anteriori e lì scoprirono un sistema a scomparsa allestito sotto alla canna dello sterzo: lì recuperarono una calibro 38. Perché si spostava con due armi cariche nella macchina? L’ipotesi battuta ‘a caldo’ dagli inquirenti è che temesse per la sua vita. Resta da capire chi possa aver deciso di colpire o avvertire, ancora una volta, Bitonto.

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