NAPOLI – Riflettori sul quartiere Scampia. Scontro tra i clan e una organizzazione autonoma, formata da 50 persone, che cannibalizza le auto di lusso.
La banda geolocalizza le super car, come successo pure ai calciatori del Napoli. Poi con una App e strumentazione elettronica decodifica la centralina e le chiavi. La vettura da quel momento si apre con una nuova chiave. Anche a distanza. In pratica ha un nuovo codice elettronico per l’apertura. Un lavoro di professionisti.
La gang si divide in diverse batterie: quella per rubare le Porsche, quella per le Alfa Romeo, le Jaguar. Ha la base operativa al rione Don Guanella. Ma colpisce in tutta Napoli, perché può localizzare le macchine di lusso, ovunque siano. Dopo averle rubate (senza forzarle), le porta a Scampia.
La gang di Scampia è talmente abile, da effettuare corsi learning alle paranze del Foggiano, nella zona di Cerignola. Corsi di formazioni per insegnare ai ladri di altre regioni come rubare un’auto di lusso.
La Procura adesso teme un’escalation di raid. E non solo. Il fenomeno potrebbe estendersi molto presto.
Ogni giorno le forze dell’ordine trovano in strada decine di carcasse d’auto, semi ‘cannibalizzate’, clonate, smontate, rubate. Sono ovunque. Queste tracce sono seguite non solo dagli investigatori. Se ne sono accorti i clan dell’area nord, tra i più potenti della città. E subito sono corsi a chiedere il ‘pizzo’: “Voi fate affari d’oro con le auto di lusso e ora li facciamo anche noi, insieme a voi. Ci dovete dare una quota dei proventi”.
Imposizione dei colonnelli delle cosche locali. Da questo momento la nuova organizzazione è sotto estorsione (al pari di un imprenditore). Così sta facendo furti fuori Napoli per evitare la tagliola delle ‘paranze’. Non basta: deve ugualmente pagare la quota di ‘lusso’ e stanno scattando rappresaglie e intimidazioni.
Sta facendo ‘affari’ più della droga e perciò non molla la presa, ma rischia grosso. Qui ci sono i cartelli più battaglieri della città, i Licciardi, gli Scissionisti degli Amato-Pagano, gli Abbinante, la Vanella Grassi.
Non è tutto. Negli ultimi giorni ci sono stati pestaggi, raid e accoltellamenti. Gli inquirenti non escludono che qualche episodio rientri in questo scenario.
Di certo nel quartiere Scampia la tensione è salita alle stelle. Di più. Sono aumentati anche i cosiddetti ‘cavalli di ritorno’: i furti delle auto con la richiesta di denaro ai proprietari, per restituirle. E anche qui la banda ha fatto un ragionamento: per le auto di lusso, può chiedere di più. Tendenzialmente il proprietario può essere più orientato ad accettare lo scambio, che – va detto – è illegale. Serve denunciare sempre alle forze dell’ordine, dopo il furto di un veicolo. Ognuno nella gang ha un ruolo ben definito. C’è una gerarchia piramidale anche per le decisioni. Nessuna improvvisazione, proprio per evitare errori.
Gli inquirenti sospettano che nel gruppo criminale ci siano tecnici ed esperti nel settore automobilistico.
Le vetture dei calciatori nel mirino della banda
L’allarme era già scattato. Tre raid in un mese ai danni dei calciatori del Napoli. Sarebbe bastato questo. Dopo Juan Jesus, è stata rubata l’automobile di Matteo Politano (poi ritrovata). L’ultima vittima è un poliziotto di Piacenza. Sempre con lo stesso sistema: vettura geolocalizzata, monitorata con strumentazione elettronica e nuova centralina con chiavi ad hoc. Il fenomeno era balzato agli onori delle cronache dopo i colpi ai calciatori, tra i più amati dai napoletani. Furti sempre più frequenti. Pochi giorni fa l’ex di Sassuolo e Inter era a cena in un noto ristorante nella zona di Posillipo. Al termine della serata, uscito dal locale, non aveva più trovato la sua auto, che era stata parcheggiata all’esterno del ristorante. Mentre a Juan Jesus avevano rotto un finestrino per aprire la macchina (nella foto in basso). Non solo. David Neres era stato rapinato dell’orologio dopo la partita col Parma. Il nuovo fantasista del Napoli a tarda sera era stato assalito da due centauri, mentre dallo stadio Maradona tornava all’hotel dove alloggiava. Era in macchina con la moglie. E con ogni probabilità era stato seguito dai malviventi in moto. Tre raid in un mese sono troppi. E gli inquirenti avevano sospettano una regia dietro i colpi. Ma secondo gli investigatori non c’è una strategia mirata. Non c’è un sistema che agisce contro i calciatori, dietro la rapina dell’orologio a Neres, il tentativo di furto dell’auto ai danni di Juan Jesus e il furto della macchina di Politano. Di certo nel secondo caso, quello di Juan Jesus, ad agire sono stati ladri iper tecnologici, nell’abitacolo sono stati trovati sofisticati dispositivi gps per la localizzazione. Secondo gli inquirenti, dopo il mercato della droga, quello delle auto è il principale business nell’area nord della città.
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