FIRENZE – Matteo Renzi con il volto triste, ai piedi un cane dal muso altrettanto imbronciato e in mano un tricolore con scritto “cercasi futuro”. Il murales apparso ieri in pieno centro a Firenze sembra essere lo specchio grigio del momento del Pd, sprofondato ormai da settimane in una crisi per cui la luce in fondo al tunnel appare ancora lontana.
Percentuali in netto calo e futuro da definire
Fin da subito, dopo il crollo del 4 marzo, si era capito che la via più rapida per recuperare consenso fosse quella di piazzarsi all’opposizione nel nuovo governo. Le dimissioni di Renzi, tuttavia, non hanno mai sgombrato il campo dai sospetti che vorrebbero l’ex segretario come manovratore occulto del Partito democratico. La paventata alleanza con i 5 Stelle nel corso delle consultazioni, poi, ha fatto il resto. Le recenti amministrative raccontano di come gli italiani abbiamo perso fiducia dei Dem anche a livello locale. Nei 20 principali comuni italiani, rispetto al 2013, si contano oltre 100mila voti persi. I quadri più deludenti sono quelli di Terni e Pisa, città storicamente ‘rosse’ passate ora sotto il controllo del Carroccio.
Ripartire da un’opposizione coerente
Se è vero che il Movimento 5 Stelle è rimasto stabile nei proprio comuni di appartenenza, è anche vero che lo storico bipolarismo delle amministrative si è ritrovato orientato verso destra. A trarne beneficio è ovviamente la Lega di Matteo Salvini, che morso dopo morso sta monopolizzando il Nord Italia e conquistando la leadership della coalizione azzurra. In un momento tanto critico a gestire (almeno ufficialmente) la baracca è Maurizio Martina. Il segretario ha avuto terreno fertile per bacchettare la maggioranza sul recente caso Aquarius. “Si è fatta un’operazione di propaganda sulla pelle di 600 persone e il tema vero rimane ancora il salto di qualità delle politiche europee – ha detto oggi -. Non se è chiaro, l’Italia non è più forte in Europa oggi, l’Italia è più debole in Europa oggi”. La sensazione è che, ora come mai, la sinistra italiana offra davvero pochi e rimpastati contenuti ai propri elettori.
Clima di restaurazione
Per ripartire i democrat dovranno necessariamente presentarsi rinnovati nelle gerarchie e nelle idee. A inizio luglio avrà luogo un summit della direzione nazionale del Pd. Due le ipotesi sul tavolo: andare a congresso o eleggere segretario che porti a scadenza il mandato di Renzi in scadenza nel 2020. In questo senso il nome più spendibile potrebbe essere quello del Premier uscente Paolo Gentiloni, che avrebbe l’appoggio di tutte le correnti interne al partito. L’alternativa parla di un congresso nazionale con tanto di elezioni regionali insieme, ma prima delle Europee.