Uno scontro costante, quasi sistemico. Fatta eccezione per i primi mesi di governo, l’asse penta-leghista si è basato e si basa sulla diversità di vedute, sui botta e risposta. Ad innescare l’ennesimo battibecco ci ha pensato un tweet cancellato dal ministro della Difesa.
Galeotta fu l’agenzia di stampa errata sul salvataggio da parte del Ministero di pescherecci italiani “puntati da motovedette libhce”. E galeotto fu il tweet. Perché il take aveva spinto Elisabetta Treta a scrivere sui social: “Grazie al coraggio e alla professionalità della marina militare si è evitato il peggio”. Appreso della notizia falsa, il dicastero ha eliminato il post.
Una Ong si è accorta della rimozione del post e ha chiesto chiarimenti sollevando il caso. E il ministero degli Interni cavalca l’onda. Dal Viminale è arrivata la stilettata al ministro grillino: “Non ci era mai capitato prima di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali. In questo caso per attaccare il ministro Trenta. Non c’è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell’episodio. Dispiace che il Viminale, il cui titolare è Matteo Salvini, piuttosto che occuparsi della sicurezza del Paese, pensi a un tweet. Dispiace per l’Italia”.
Ma per la Difesa, quello del Viminale, ha rappresentato una semplice reazione per ottenere consensi in vista delle Europee: “Non ci era mai capitato prima di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali. In questo caso per attaccare il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, l’unico ministro ad aver avuto il coraggio di aprire dei dossier fino a qualche anno fa intoccabili, come ad esempio il tema uranio impoverito e la trasparenza nelle commissioni di valutazione dei militari”. E’ quanto si legge in un post sul Blog delle stelle.
“Oggi il ministero della Difesa, dunque l’istituzione, non il ministro Trenta, ha rettificato un tweet errato. Una sciocchezza nell’ordinario quotidiano – prosegue la nota -. E cosa è accaduto? È accaduto che il Viminale ha attaccato senza alcun motivo la ministra. Non c’è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell’episodio. Usare una istituzione per muovere un attacco a fini elettorali era qualcosa a cui non eravamo abituati. Con i fatti di Napoli e prima ancora di Torino, Roma e San Donato milanese, non capiamo dove il Viminale trovi il tempo per occuparsi di un tweet. Forse farebbe meglio ad occuparsi della sicurezza del Paese. Gli stessi staff del Viminale sono pagati con soldi pubblici, degli italiani, per occuparsi a nome dell’istituzione della sicurezza dell’Italia, non per fare campagna elettorale. Possiamo comprendere il vivace confronto tra parti politiche, tra ministri, ma oggi si è superata una linea rossa. La Trenta non si tocca. Pensate a lavorare!”