ROMA – “Dati in aumento sulla pedopornografia”: a comunicarlo è stato il Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, nella relazione annuale nella sala della Regina di palazzo Montecitorio a cui ha preso parte la vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni. “Nel 2020 – ha chiarito il Garante – si è registrato un incremento di circa il 132%, rispetto al 2019, dei casi trattati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia e un aumento del 77% dei casi di vittimizzazione dei minori per grooming, cyber bullismo, furto d’identità digitale, sextorsion. Il 68% degli adolescenti risulta essere stato, nel 2020, testimone di casi di cyber bullismo. ‘Sono dati allarmanti, che non possono non esigere un’assunzione di responsabilità collettiva rispetto a soggetti, quali i minori, le cui vulnerabilità possono renderli le vittime elettive delle distorsioni del web”.
La difesa dei dati
“Proprio la tutela delle persone vulnerabili – ha aggiunto Stanzione – ha rappresentato il tratto caratterizzante l’attività del Garante in questo primo anno. La protezione dei dati può rappresentare, infatti, un prezioso strumento di difesa della persona da vecchie e nuove discriminazioni e di riequilibrio dei rapporti sociali’. In questo senso, la protezione dei dati si sta dimostrando anche e sempre più determinante per un governo sostenibile della tecnica; perché la democrazia non degeneri, in altri termini, in algocrazia”
Il valore della privacy
Il garante ha fatto riferimento alla funzione sociale della privacy “resa ancor più evidente – ha sottolineato – in una congiuntura, come l’attuale, contraddistinta da rilevanti trasformazioni nel rapporto tra singolo e collettività, tra libertà e poteri, che rendono questa una stagione quasi costituente sotto il profilo della garanzia dei diritti”.
“La permanenza della condizione pandemica – ha concluso – ci ha insegnato a convivere con le limitazioni dei diritti, tracciando tuttavia il confine che separa la deroga dall’anomia, dimostrando come la democrazia debba saper lottare, sempre, con una mano dietro la schiena”.