MILANO – C’è solo bianco o nero: stare dalla parte di Donnet o contro di lui. E’ una frattura sempre più evidente quella sta emergendo tra i soci di Generali, in vista del rinnovo della governance in agenda in primavera. I fronti si stanno compattando. L’ultima pedina a essere venuta allo scoperto è quella della Fondazione Crt, che ha aderito con il suo 1,232% del capitale del Leone al patto di sindacato stipulato lo scorso 10 settembre dai soci Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone. Un’implicita dichiarazione di guerra – l’unico interesse dichiarato, peraltro vero, è il buon andamento del gruppo – nei confronti dell’operato del ceo Philippe Donnet.
I due magnati italiani, i principali investitori della compagnia assicurativa, stanno cercando alleati per il loro fronte contrario a Donnet, la cui strategia non è considerata sufficientemente ambiziosa. E la mossa di Crt sembra aver fatto segnare loro un punto. La prossima a muoversi potrebbe essere Edizione della famiglia Benetton, al 3,97% di Generali ma che – come Crt – non ha rappresentanti in cda. Da Edizione bocche cucite, ma qualcosa potrebbe muoversi la prossima settimana quando è stato programmato, secondo quanto apprende LaPresse, un nuovo incontro informale del comitato nomine.
Nonostante sia emersa una frattura tra i soci, infatti, dagli ultimi incontri del board i consiglieri si sono espressi a maggioranza a favore della riconferma di Donnet. A Caltagirone e Del Vecchio servono quindi altri alleati per contrastare l’influenza di Mediobanca, principale socio del Leone con una quota del 13%, e dei consiglieri a lei riconducibili. Piazzetta Cuccia potrebbe contare infatti sul sostegno di otto consiglieri non esecutivi su 12 all’incontro della prossima settimana. Tra questi anche Lorenzo Pelliccioli, in rappresentanza del gruppo italiano De Agostini che detiene l’1,5% in Generali, storicamente vicino alle posizioni di Mediobanca. A questo punto non sarebbe da escludere che si formi un contro-patto guidato da Mediobanca, sostenuto proprio da Pelliccioli. Fonti qualificate fanno sapere a LaPresse che l’ipotesi sarebbe molto probabile. Una seconda fonte vicina alla situazione “smentisce categoricamente che possa concretizzarsi un contropatto”. Di fronte a questo o a altri simili scenari, comunque, la Consob, come da prassi, potrebbe indagare.
L’Autorità che vigila sui mercati fa sapere che “l’intera vicenda è all’attenzione” dei suoi uffici. La Consob avrebbe acceso un faro a 360 gradi che, come emerso da alcune indiscrezioni stampa, potrebbe allargarsi alla verifica dell’effettivo status di indipendenza di alcuni consiglieri di Generali, come Romolo Bardin – ceo di Delfin di Del Vecchio -, Alberta Figari, avvocato e da aprile partner di uno studio che lavora anche con Caltagirone, e Sabrina Pucci, membro del board di EssilorLuxottica. Proprio per rispondere alle domande della Consob, nei prossimi giorni potrebbero emergere nuove posizioni. L’appuntamento ultimo è l’assemblea di inizio 2022, ma nuovi capitoli potrebbero essere scritti già la prossima settimana. Gli attriti, tuttavia, sembrano già minare l’autorevolezza dei vertici, che rischiano di perdere il proprio ruolo di mediatori passando alla parte attiva dello scontro.
di Francesca Conti