MILANO – Il destino del governo tedesco è ora nelle mani dei socialdemocratici, orfani di una leadership dopo la batosta elettorale alle europee. Nonostante la cancelliera Angela Merkel abbia tentato di convincere tutti che non vi è alcun segno di “instabilità” in seno all’esecutivo, retto dalla cosiddetta ‘grosse Koalition’ (GroKo) tra i cristianodemocratici della Cdu e i socialdemocratici dell’Spd, le dimissioni di Andreea Nahles dal vertice del partito hanno provocato un terremoto politico. All’indomani dell’annuncio a sorpresa, la leader della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha ribadito di voler preservare il governo di coalizione e di voler evitare elezioni anticipate.
Terremoto politico nel governo tedesco
“Spetta ora alla SPD decidere come comportarsi”, ha dichiarato quella che è considerata al delfina di Merkel. Dopo una riunione di partito convocata per fare il punto sul risultato non eclatante raggiunto alle europee dai cristianodemocratici. E sulla totale debacle degli alleati (fermi al 15,8%). Markus Söder, leader della Csu, i conservatori bavaresi, terzo membro della coalizione, ha dunque invitato i socialdemocratici a dare finalmente un “segnale chiaro” sui loro obiettivi futuri.
Le rassicurazioni della cancelliera Merkel
La stessa cancelliera, che intende rimanere al potere fino alla fine della legislatura prevista nel 2021, ha a sua volta cercato di allontanare, in un intervento a Weimar, il timore di “l’instabilità” al governo. Piuttosto che una crisi, secondo Merkel, si sta aprendo una “nuova situazione”. Bisogna “accettare le cose mentre si evolvono” all’interno dell’Spd, perché ricorda, i cambiamenti a capo di questo partito “non ci impediscono di lavorare”.
Tensioni nell’Spd
Dal quartier generale dell’Spd, dove si è riunita la direzione nazionale, fonti del partito (citate dai giornali locali) riferiscono che a guidare provvisoriamente i socialdemocratici sarà una sorta di triumvirato composto dai primi ministri dei Land del Meclemburgo-Pomerania e Renania-Palatinato, Manuela Schwesig e Malu Dreyer, e della Spd dell’Assia Thorsten, Schaefer-Guembel. Tutti e tre hanno ribadito di non voler restare a capo del partito ma di volerlo accompagnare alle votazioni interne. Il 24 giugno l’Spd deciderà il processo e il calendario per l’elezione del futuro leader.
L’idea di lasciare prima del 2021 l’alleanza non è nuova all’interno del partito e, per alcuni, è addirittura diventata quasi inevitabile dopo la batosta elettorale. “Il prossimo passo è la fine della coalizione. Tutto il resto arriverà dopo”, aveva predetto un funzionario dell’SPD, Harald Christ, dalle pagine della Bild domenica mattina.
La spaccatura all’interno del partito storico
Il partito più vecchio in Germania pensava di risolvere la questione a settembre, a metà mandato, e vicino alle regionali che già si prevedono difficili in tre Land dell’ex Germania dell’est. Dove il partito di estrema destra, Alternativa per la Germania (AfD) punta a superare la Cdu. Sulla scia delle europee, tre figure dell’ala sinistra del partito, tra cui il responsabile dei giovani Kevin Kühnert, hanno chiesto ai vertici di imporre una svolta a sinistra al governo o di sbattere la porta. Sulle questioni sociali, come pensioni, indennità di disoccupazione, Cdu e Sdp accentuano le loro differenze da mesi, in un contesto in cui la lotta contro il cambiamento climatico è diventata cara agli elettori. Come dimostra il successo dei Verdi nel voto del 26 maggio.
(LaPresse)