CASERTA – Cumuli e cumuli di rifiuti abbandonati nei pressi del cimitero di Curti: era il mese di febbraio del 2017 e l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Antonio Raiano, doveva rimuoverli. Ma la procedura attivata per individuare chi doveva occuparsene, secondo la Procura di Napoli, non fu regolare. Anzi, per essere più chiari, il primo cittadino e Igino Faiella, comandante dei caschi bianchi, fecero in modo, dicono gli inquirenti, di non attivarne una sola (di procedura), che, muovendo cifre importanti, avrebbe imposto l’intervento della Centrale unica di committenza condizionando inevitabilmente le loro azioni. Come ci riuscirono? Avrebbero provveduto a frazionare i servizi da assegnare, consentendo all’Ente di rivolgersi ‘piccolo affidamento dopo piccolo affidamento’ in via esclusiva alla Xeco di Carlo Savoia.
A marzo 2017 Raiano, con un’ordinanza “contingibile ed urgente” dispose, infatti, che proprio la Xeco doveva caratterizzare e classificare i rifiuti, lavoro che gli fruttò 12 mila euro. E nel corso di colloqui privati, dopo quell’affidamento, stando a quanto accertato dai carabinieri, il sindaco anticipò a Savoia che gli avrebbe assegnato anche “il più lucroso servizio di smaltimento, informandolo in modo anticipato ed esclusivo della prossima emissione di provvedimenti amministrativi a riguardo”.
E arriviamo, così, al 28 marzo, quando Faiella richiese un preventivo, con un preavviso di poche ore, a 6 imprese, fra le quali la Xeco (ma, a differenza delle concorrenti, già informata da alcuni giorni), per lo smaltimento dei rifiuti. E nelle 72 ore successive si concretizza l’affidamento alla Xeco per 175 euro a tonnellata. Complessivamente la società di Savoia incassò 84mila euro.
L’imprenditore di Sant’Arpino e Faiella sono indagati anche per traffico illecito di rifiuti insieme a Angelo Egisto, Michele Fontana e Michele Oliviero, rispettivamente gestori di fatto delle ditte Lea, Bema e Fontedil: avrebbero trasportato e smaltito il materiale raccolto presso impianti non autorizzati a ricevere la tipologia di rifiuti che era stata abbandonata presso il cimitero comunale.
Se il gip Ambra Cerabona ha disposto i domiciliari per Raiano è perché il materiale intercettivo acquisito, a suo dire, ha consentito di accertare “una spregiudicatezza nella gestione della funzione pubblica certamente non comune”. Su sollecitazione di Savoia, ha sostenuto il giudice, “ha assoggettato la sua funzione pubblica ed ha utilizzato strumenti amministrativi extra ordinem (quale le ordinanze contingibili ed urgenti), al sol fine di favorire l’imprenditore. Si tratta di una condotta così emblematica dell’asservimento della funzione ad interessi estranei non solo a quelli della pubblica amministrazione – ha scritto il gip -, ma anche dei cittadini i cui interessi egli doveva rappresentare, da rendere evidente l’oggettivo pericolo di recidiva”.
La concreta operatività del sistema Savoia nell’ambito non solo della procedura di affidamento del servizio di rimozione, ma anche di smaltimento, dei rifiuti, è stata possibile, ha proseguito il giudice, “solo grazie alla compiacenza dell’indagato, che non si è fatto alcuno scrupolo nel favorire un imprenditore a scapito della corretta gestione di un servizio così delicato per la tutela della salute pubblica”. Peraltro, dal tenore delle conversazioni intercettate, è emersa una estrema confidenzialità del politico con Savoia, “ma soprattutto una estrema naturalezza nel concordare, con la parte privata, il contenuto delle ordinanze contingibili ed urgenti emesse, che inducono fondatamente a ritenere che non si sia trattato di un episodio isolato, ma che sia frutto di una modalità collusiva radicata e consolidata”.
A rafforza il convincimento del Tribunale c’è pure il coinvolgimento di Faiella nella redazione della ordinanza emanata dal sindaco. Nel provvedimento il giudice ha ricordato le conversazioni in cui il capo dei caschi bianchi concorda con Savoia i criteri da aggiungere rispetto alle analisi di laboratorio.
“Il coinvolgimento in tale fase anche di terze persone (come Faiella certamente compulsato da Raiano) – scrive Cerabona-, induce a ritenere che non si sia trattato di un accordo privato tra Raiano e Savoia, ma di un sistema consolidato frutto di una spregiudicata gestione della cosa pubblica, che ne esclude la episodicità fondando l’attualità del pericolo di recidiva”.
I business tentati ad Aversa e Lusciano
Aprire le buste e modificare l’offerta: metodo arcaico e rischioso per turbare una gara d’appalto. Il sistema Savoia, invece, dice la Procura di Napoli, adottava un altro stratagemma, più articolato e sicuro (relativamente, perché alla fine, gli arresti, magari non in tempi rapidissimi, sono ugualmente arrivati). Come faceva? Interveniva molto prima, mentre la procedura era in fase di formazione per plasmarla a proprio piacimento. E in questo modo aveva la garanzia che l’offerta presentata sarebbe stata la migliore, quella giusta, senza dover mettere mano alle buste ormai chiuse.
La rete di Savoia ci avrebbe provato nel 2018 anche ad Aversa, sfruttando due ‘ganci’: uno sarebbe Raffaele Serpico (nella foto a destra), dirigente dell’ufficio Tecnico, l’altro Paolo Galluccio (nella foto a sinistra), all’epoca assessore ai Servizi sociali e consulente del consorzio Cite. Il santarpinese, i suoi collaboratori, Ernesto Scamardella e Anna Scognamiglio, e Carmine Gallo, responsabile di fatto del Consorzio Cite, avrebbero turbato il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando di gara, i disciplinari e il capitolo d’appalto “cosi da assicurarsi il buon esito della gara”, avendo inserito requisiti tecnici in loro possesso che li avrebbero avvantaggiati (come le pregresse esperienze, la capacità operativa e la disponibilità di un deposito per il ricovero dei mezzi posto ad una distanza massima di 10 chilometri dal cantiere). In questo modo, secondo l’accusa, erano riusciti a modulare a loro favore i punteggi rispetto a ciascun requisito, determinando così l’aggiudicazione provvisoria (poi impugnata dai concorrenti), a favore del Consorzio Cite) di cui la Xeco era parte.
Gli inquirenti hanno riscontrato le stesse modalità di azione anche Lusciano. Pure in questo caso, hanno messo nero su bianco i magistrati della Dda, a permettere a Savoia e ai suoi collaboratori di incidere nella stesura del bando di gara per la raccolta rifiuti sarebbe stato il dirigente dell’ufficio Ambiente: si tratta di Eduardo Cotugno. E a mettere il santarpinese in contatto con lui, afferma la Procura, fu Nicola Mottola, socio al 50 percento della Ecologica Service, impresa a gestione familiare attiva nel settore dei rifiuti. Le indicazioni del gruppo Savoia sarebbero state utile ad agevolare nella procedura Energeticambiente, ma la ditta non riuscì ad aggiudicarsi l’appalto per un mero errore materiale.