MILANO – La compagnia aerea turca Mng Jet fa sapere che i propri aerei sono stati utilizzati illegalmente dall’ex presidente e ceo di Nissan-Renault, Carlos Ghosn, per la sua fuga dal Giappone al Libano. Un dipendente della società aerea avrebbe falsificato i registri, per questo il nome di Ghosn non compare su alcuna documentazione relativa ai voli. È questo l’ultimo dettaglio della rocambolesca fuga dai domiciliari a Tokyo dell’ex numero uno dell’alleanza automobilistica franco-nipponica, su cui aleggiano ancora diversi misteri. Ieri era stato emesso un mandato d’arresto internazionale dell’Interpol, mentre la Francia aveva teso la mano all’illustre fuggitivo, affermando che sarebbe pronta ad accoglierlo e che non darebbe corso a un’eventuale richiesta di estradizione.
La denuncia
La Mng Jet di Istanbul dichiara oggi di aver sporto denuncia in Turchia per l’utilizzo illegale dei propri servizi di noleggio di jet. Le autorità giapponesi avevano fatto irruzione ieri nella casa di Tokyo del super manager, mentre Ankara ha avviato le indagini per far luce sui problemi alla sicurezza che hanno permesso a Ghosn di rifugiarsi a Beirut. La fuga di Ghosn è stata una sorpresa persino per il suo avvocato ed è probabile che il Libano conoscesse già da tempo i piani del super manager. “Ho organizzato da solo la mia partenza”, ha tuttavia affermato ieri l’ex capo di Renault-Nissan in una nota, in particolare discolpando la moglie Carole e la sua famiglia. Una conferenza stampa di Ghosn è prevista per l’8 gennaio. Secondo il Financial Times gli sforzi del Libano per riportarlo nel paese di origine sarebbero iniziati già a ottobre e avrebbero coinvolto un team di professionisti arruolati appositamente. Libano e Giappone non hanno un trattato di estradizione.
La fuga
L’ex top manager ha cittadinanza francese, libanese e brasiliana. L’emittente pubblica giapponese Nhk Tv aveva riferito che Ghosn era in possesso di due passaporti francesi, uno dei quali utilizzato per entrare illegalmente in Libano. Per Beirut il manager è entrato nel paese “legalmente”. A indagare sulle modalità di ingresso in Libano è anche la Turchia che ha già arrestato 7 persone, accusate di aver aiutato o coperto Ghosn. Tra i detenuti ci sarebbero 4 piloti, il dirigente di una società di cargo e due dipendenti aeroportuali.
Ghosn è fuggito questa settimana prima del suo processo in Giappone. Il manager aveva dichiarato di essere fuggito da “ingiustizia” e “persecuzione politica”. Sul manager 65enne gravano quattro capi di accusa, tra cui appropriazione indebita. Definito ‘il salvatore di Nissan’ dopo il suo arrivo nel gruppo giapponese nel 1999, Ghosn ha trascorso in totale 130 giorni di detenzione tra novembre 2018 e aprile 2019. Il manager è accusato di aver falsificato i rendiconti finanziari delle società da lui guidate, sossostimando i propri compensi per 80 milioni di dollari e abusando di beni aziendali.
di Lorenzo Allegrini