Gilet gialli: tra lacrimogeni, poliziotti aggrediti e l’assalto al ministero 18 manifestanti arrestati

Macron: "La violenza estrema è arrivata ad attaccare la Repubblica, i suoi difensori, i suoi rappresentanti, i suoi simboli. Coloro che commettono questi atti dimenticano il cuore del nostro patto civico"

Protestors burn flares on the Champs-Elysees during New Year's celebrations in the French capital Paris on January 1, 2019. - A fireworks display and sound and light show under the theme "fraternity" went ahead on the Champs-Elysees despite plans for further "yellow vest" anti-government protests at the famed avenue. (Photo by Zakaria ABDELKAFI / AFP)

PARIGI – Un’altra giornata di guerriglia, quella di ieri a Parigi, con le proteste dei gilet gialli. Un gruppo composto da una quindicina di persone ha anche usato una scavatrice per sfondare l’ingresso del ministero per i Rapporti col parlamento.

Macron su Twitter

“La violenza estrema è arrivata ad attaccare la Repubblica, i suoi difensori, i suoi rappresentanti, i suoi simboli. Coloro che commettono questi atti – ha commentato il presidente Macron su Twitter – dimenticano il cuore del nostro patto civico. Giustizia sarà fatta. Tutti devono riunirsi per portare avanti il dibattito e il dialogo”.

Gli scontri

Gli agenti hanno usato i lacrimogeni per disperdere un altro gruppo che ha provato a passare sul Leopold Sedar Senghor, ponte pedonale che attraversa la Senna, e altri manifestanti sono rimasti feriti negli scontri davanti al museo d’Orsay. Incendiato anche un ristorante galleggiante e in fiamme un barcone.

Il resoconto

L’ottava giornata delle proteste si è quindi chiusa con 18 arresti a fronte di oltre 3mila persone in piazza. Ma sono solo alcune delle città messe a ferro e fuoco sabato dai circa 50mila manifestanti tornati in strada nonostante il freddo in tutto il paese contro l’esecutivo, nell’ottavo weekend consecutivo di proteste. La dimensione e l’intensità della rivolta sono però scemate nelle ultime settimane, anche per l’apertura al dialogo di Macron e le concessioni su pensioni e salario: sabato scorso i dimostranti furono 32mila, mentre alla protesta iniziale del 17 novembre se ne contarono ben 282mila.

“Sono poco più di una persona per comune francese – minimizza il ministro dell’Interno, Christophe Castaner – è chiaro che questo movimento non rappresenta la Francia”. Pochi, ma cattivi. Una contestazione iniziata per il ritiro delle tasse su carburante e finita per estendersi e generalizzarsi contro il carovita e la globalizzazione. Finora si contano 8 morti, l’ultima vittima una donna caduta di moto a un blocco stradale a metà dicembre.

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