ROMA – Si descrive come uno che parla poco, riflette abbastanza e non aspira a nessun ruolo di primo piano, al punto di essere disponibilissimo a farsi da parte. Sarà anche vero, ma quando Giancarlo Giorgetti apre bocca i muri di Palazzo Chigi tendono a tremare. Non vuole essere chiamato eminenza grigia, “mi sopravvalutate” si schernisce, ma la realtà racconta una storia diversa. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio è il punteruolo che la Lega ha posizionato proprio sotto la sedia del premier Giuseppe Conte per farlo sentire un po’ meno comodo.
Il braccio destro di Matteo Salvini
Parlamentare dal 1996, praticamente un’era geologica fa, Giorgetti ha attraversato tutta la storia del Carroccio, da Bossi a Maroni fino a Matteo Salvini. Di lui il responsabile del Viminale si fida a occhi chiusi, lasciandogli il compito di dire in maniera esplicita quello che il vicepremier può solo abbozzare. Proprio Giorgetti, infatti, qualche giorno fa si è reso protagonista di un attacco diretto al presidente del Consiglio, ribadito nei contenuti anche davanti alla platea della stampa estera che lo ascolta come il vero ‘uomo forte’ della politica italiana.
La stoccata di Giorgetti al premier Conte
Tanto sorridente quanto diretto, il sottosegretario non delude le aspettative: “Io non accuso nessuno ma dico che così non si può andare avanti. Lo si può fare solo se dopo le Europee si torna a lavorare. Il governo del cambiamento non può vivere di stallo ma fare le cose”, argomenta lapidario. L’arma che Giorgetti ama brandire è quella del pragmatismo, e proprio per questo non glissa sulla ‘non imparzialità’ di Giuseppe Conte: “Non c’è nessuna accusa ma è una semplice constatazione. Il premier deve essere politico, super partes c’è solo il presidente della Repubblica. Conte è espressione del M5S io della Lega”, dichiara serenamente.
L’obiettivo della Lega alle Europee
E proprio il suo essere ‘pane al pane e vino al vino’, anche se con un linguaggio più forbito rispetto a quello di Matteo Salvini, lo aiuta pure nel disegnare gli scenari post elettorali: “Non credo ai sondaggi mirabolanti con percentuali da vecchia Dc, ma se la Lega va oltre il 30% offro champagne a tutti i presenti”, argomenta scherzando. Anche perché, se dovesse arrivare un risultato plebiscitario, “Salvini avrà un ruolo maggiore in Italia come in Europa”.
Nessun rimpasto a Palazzo Chigi
Questo però non significa che a Palazzo Chigi ci sia bisogno di un rimpasto: “Squadra che vince non si cambia, al netto delle ultime tre settimane abbiamo fatto bene lo dice anche il consenso popolare, sia in un caso che nell’altro”, dichiara. Una piccola zolletta di zucchero in un caffè che al Movimento Cinque Stelle il sottosegretario serve quasi sempre rigorosamente amaro.
(LaPresse/di Andrea Capello)