NAPOLI – A loro è stata dedicata una zona a traffico limitato immaginaria. Un limite invalicabile per chi ha osato tradire il ‘sistema’ e i suoi codici. Saranno anche “infami”, come si legge nei tanti messaggi scritti sui muri del quartiere dopo la raffica di pentimenti, saranno anche stati costretti a lasciare Napoli, eppure a Miano, quando si parla di camorra, ci sono una sola bandiera e un solo cognome: Lo Russo.
Un nuovo gruppo criminale avrebbe allungato le mani sul quartiere. Un gruppo che ha raccolto l’eredità lasciata dalla banda fermata alla fine di luglio dalla Dda, i Perfetto-Di Vaio, altra estensione della vecchia guardia dei Capitoni che si era imposta nei mesi precedenti, dalle parti di via Janfolla, con l’arma del racket delle estorsioni.
I baby boss
Al vertice della nuova organizzazione malavitosa ci sarebbero cinque uomini. Sono tutti giovanissimi: uno di loro – racconta ‘radio marciapiede’ – avrebbe compiuto 18 anni da qualche mese. Sono cinque, si diceva, e non disdegnano di mostrarsi in giro sempre insieme, con i soliti cortei sugli scooteroni tra ‘Miano di sotto’ e ‘Miano di sopra’, e con tanto di guardaspalle al seguito. Ma si mostrano anche e soprattutto sui social, dove lanciano frasi d’amore e rispetto nei confronti di chi da luglio è dietro le sbarre. Messaggi che nel gergo criminale equivalgono a voler comunicare a tutti, amici e nemici, un aspetto fondamentale dei paradigmi delle organizzazioni criminali: la fedeltà.
Su Miano è in marcia la terza generazione del clan Lo Russo e le tensioni sono evidenti.
Il commando
E non è un caso se venerdì scorso un commando armato ha compiuto un’irruzione nel rione San Gaetano per esplodere colpi di arma da fuoco contro un’automobile. Il tutto alle 20, quando il quartiere brulica di vita. Il San Gaetano è una piazza di spaccio storica dell’area nord. I carichi arrivano puntuali, ogni sera, e vengono annunciati da spettacoli pirotecnici che servono, come vuole la tradizione malavitosa ‘inventata’ a Scampia, ad avvisare i clienti che la roba c’è ed è pure tanta.
Gli scenari in evoluzione
Un tempo era tutto in mano ai Lo Russo, poi qualcuno di loro si è schierato dalla parte della legge (nel frattempo Dda e forze dell’ordine hanno disarticolato l’organizzazione), poi qualcuno non ha gradito i voltafaccia, poi questo qualcuno ha voluto prendersi la rivincita. E poi c’è qualcun altro che nel tempo si è compattato e che ha provato a prendersi tutto. I Cifrone, ad esempio, che un paio d’anni di potere sono riusciti a viverli, prima degli scontri armati, del ‘rumore’ che ha attirato manette e propiziato condanne. Dopo la caduta dei Cifrone, a Miano si è fatta largo un’altra consorteria criminale, un ‘clan invisibile’ (supportato dai Licciardi, secondo la Dia) e illuminato dai soli riflettori del pool anticamorra, che a luglio ha fatto piazza pulita con i fermi per gli specialisti del pizzo.
Le giovani leve
Oggi quel vuoto di potere è stato colmato dal gruppo di giovani leve. Look uguali, vestiti ‘morbidi’ e tute sempre dalle tonalità scure, stessi stili, in sella a potenti motociclette, il sospetto è che, come i loro predecessori, si siano dati al business del racket. Alla base della piramide criminale si staglia una costellazione di adolescenti assoldati con il compito di vendere droga. Soldi facili per chi ambisce ad avere tutto e subito e per chi, spesso, viene chiamato semplicemente ad andarsene in giro nel quartiere su uno scooter per vigilare sull’eventuale arrivo delle forze dell’ordine.
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