OVARO (Domenico Palmiero) – Lo chiamano ‘Il Mostro’, oppure ‘Il Kaiser’. E’ il monte Zoncolan, lo sterminatore dei ciclisti. Un Moloch che impone un sacrificio di fatica, sudore, acido lattico che devasta gambe e consuma ambizioni. La lingua d’asfalto si arrampica sulla montagna con pendenze fino al 22 per cento. Ed è proprio qui, in questo angolo di terra friulana incastonata nelle Alpi Carniche, che domani si consumerà l’ennesima giornata eroica di uno sport, il ciclismo, rimasto forse l’ultima disciplina romantica del mondo moderno. Qui, secondo la maggior parte degli addetti ai lavori, i corridori si giocheranno magna pars del Giro. Chi è il favorito? Lo scattante Simon Yates? Il regolarista Tom Dumoulin? il genietto sardo Fabio Aru? Lo scalatore lucano Domenico Pozzovivo? O forse il trionfatore giallo Chris Froome? Su quelle pendenze difficile scattare, forse la pedalata più redditizia è quello di un passista scalatore alla Ivan Basso (non a caso vincitore nel 2010 sul ‘cagnaccio’ Cadel Ewans e sul compianto Michele Scarponi). Ma la regolarità, da sola, non basta. Ci vuole talento. E coraggio. Proprio quelle doti che dimostrò Gilberto Simoni, due volte domatore del Mostro nel 2003 e nel 2007. Salita lunga quella dello Zoncolan. Che presuppone anche capacità di recupero in caso di crisi improvvise. Recupero non solo fisico, ma anche mentale, psicologico. Due nomi, però, li vogliamo fare. Fabio Aru. Il Cavaliere dei Quattro Mori, a nostro parere, ha tutte le carte in regola per sconvolgere il Giro e la classifica. Domenico Pozzovivo. Il capitano della Bahrain ha l’occasione per fare la storia. Il ciclista lucano è entrato cinque volte della Top Ten del Giro. Ma non è mai salito sul podio. E’ l’ora.