Giugliano, pizzo per il clan Mallardo: 4 arresti

GIUGLIANO – Seconda spallata in poche ore al clan Mallardo di Giugliano; ordinanza in carcere per altri quattro ‘colonnelli’ dell’organizzazione criminale. Il provvedimento, firmato dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha colpito Giovanni Di Cicco, alias Giannuzzello ’o mericano, 62 anni; Vincenzo Strino, detto Enzo ’o toro, di 57 anni; Sabatino Cimmino, conosciuto come Tino o Tinuccio, 45enne; Antonio Russo, detto Antonio ’a pecora, 55enne. Sono considerati affiliati di lungo corso al clan Mallardo, che insieme ai Bosti-Contini e ai Licciardi forma la potente Alleanza di Secondigliano. I quattro sono accusati di associazione per delinquere ed estorsione. I fatti contestati risalgono al 2018. In particolare, secondo la ricostruzione degli inquirenti (condivisa dal gip), Di Cicco e Strino si sarebbero occupati di individuare e sottoporre a estorsione i cantieri edili ubicati nel territorio di Giugliano sotto la direzione di Stefano Cecere, non indagato per questa vicenda, già condannato per l’omicidio di Aldo Autuori, autotrasportatore ammazzato il 25 agosto del 2015 a Pontecagnano, in provincia di Salerno. Torniamo all’ultima ordinanza che ha colpito i Mallardo. Sabatino Cimmino e Antonio Russo, il 3 settembre di sei anni fa, si sarebbero presentati presso un cantiere edile, nella zona dell’Appia, proferendo queste parole alla proprietaria del fabbricato oggetto di ristrutturazione: “Ve ne dovete andare, vi dovete rivolgere agli amici di Varcaturo… Avete capito?”. In questo modo, secondo l’accusa, compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere il titolare della ditta a pagare una imprecisata somma di denaro e a procurarsi ingiusto profitto. L’estorsione, comunque, non si è consumata. Gli stessi Cimmino e Russo, il 26 settembre del 2018, avrebbero fatto visita a un cantiere edile in via Lago Patria e intimando agli operai di riferire al loro titolare che erano già passati i “compagni di Giugliano” e che avrebbero dovuto recarsi in un luogo a lui già noto per incontrare i “compagni”, avrebbero compiuto atti idonei e diretti in modo non equivocabile a costringere il titolare della ditta a pagare una imprecisata somma di denaro e a procurarsi un ingiusto profitto. In entrambi i casi, avrebbero agito con le aggravanti mafiose e per agevolare i Mallardo.
L’esecuzione dell’ordinanza nei confronti dei quattro (nel collegio difensivo gli avvocati Luigi Poziello, Antonio Giuliano Russo, Celestino Gentile e Marcello Severino) segue di qualche ora il provvedimento notificato ad Arturo Scala e Vittorio Borzacchelli, arrestati con l’accusa di tentata estorsione per il clan.
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