Ciclicamente, come avviene da diversi anni a questa parte, il terreno di gioco dello stadio “Mario Piccirillo” di Santa Maria Capua Vetere diventa pomo della discordia. Anche quest’anno il manto in erba naturale dell’impianto sammaritano viene messo in discussione per le sue condizioni non ottimali da una parte della dirigenza del Gladiator che spinge per giocare le partite ufficiali allo stadio “Augusto Bisceglia” di Aversa, sede attuale e per tutto l’anno degli allenamenti nerazzurri. Il manto in erba sintetica della struttura normanna fa tutta la differenza nel mondo, in un calcio, quello dilettantistico, che non riesce più a reggere le spese dell’erba naturale (che resta la migliore in assoluto) e propende verso il sintetico, perché da un lato garantisce una linearità di gioco, senza falsi rimbalzi e disconnessioni, e dall’altro è un investimento economico, con possibilità di ospitare partite amatoriali, scuole calcio e tanto altro. Al momento il sintetico a Santa Maria non c’è, quindi bisogna pensare a tutti i modi per approfittare dei vantaggi del naturale a proprio favore.
Ma delle domande bisogna porsele, poiché c’è una linea di demarcazione da dover tratteggiare una volta per tutte. Il Gladiator di dov’è? Di Santa Maria Capua Vetere. A Santa Maria Capua Vetere c’è uno stadio? Si, il Mario Piccirillo. E’ inagibile? No. Ed allora per quale motivo il Gladiator non dovrebbe giocare nella propria città?! In un calcio che cambia e si evolve ogni giorno, quello che non cambierà mai sarà il concetto identitario. Ed in questo caso il Gladiator è di Santa Maria Capua Vetere e deve giocare a Santa Maria Capua Vetere, perché così è da sempre (con migliaia di calciatori che hanno giocato dalla C in giù) e così resterà per sempre. Sintetico, non sintetico, rimbalzi, non rimbalzi: sono argomenti secondari, per non dire alibi, che mai dovrebbero mettere in dubbio il legame imprescindibile tra un club, lo stadio ed i tifosi.
Immaginate che una cosa del genere accada all’Avellino ed ad un ipotetico spostamento ad Ariano Irpino perché il manto del “Partenio Lombardi” non è in buone condizioni. Il discorso non nasce a prescindere, perché l’Avellino gioca ad Avellino e basta. Ma lo stesso discorso vale per tutti i club, dalla Casertana che, prima del sintetico, ha giocato in un Pinto in condizioni anche negative, al Taranto, fino all’Empoli che al debutto in Serie A contro il Monza, ha chiesto scusa per un manto non all’altezza. Ma sempre al “Castellani” ha giocato.
Tornando al Gladiator, la prima partita casalinga è in programma mercoledì prossimo in Coppa Italia Dilettanti contro il Portici. Si vocifera che si giocherà al “Mario Piccirillo” ma per le prossime gare l’ipotesi Aversa resta in piedi. I tifosi sono allarmati da questa opzione e sono già pronti alla contestazione se le partite dovessero essere spostate nella città normanna. Hanno tutte le ragioni di contestare, perché hanno il diritto di scendere di casa e tifare per i propri colori nello stadio della propria città. Se finisce anche questo, il calcio muore.