Gli attivisti bocciano il ministro Costa: “Ignorata la pandemia Terra dei Fuochi”

I cittadini riprendono la parola e denunciano l’immobilismo di tutte istituzioni e dei partiti. Amistà: “Noi dei comitati ci aspettavamo tanto dall’ex generale, ha infranto speranze e disatteso promesse”

NAPOLI – “In Campania c’è una pandemia che va avanti da decenni, si chiama Terra dei Fuochi e non importa a nessuno”, poche e precise parole quelle di Vincenzo Amistà, attivista da anni impegnato sul fronte dello smaltimento illecito di rifiuti. Emergenza dimenticata, ridimensionata e snobbata dalle istituzioni tutte, Terra dei Fuochi è ancora lì, giustizia non è stata fatta e, guardandosi in giro oggi, bisognerà attendere ancora a lungo. Forse in eterno. Cronache, in questi giorni, ha riportato all’attenzione una vicenda mortificata dall’immobilismo della politica, della Regione, dei Comuni interessati tra Napoli Nord e Caserta Sud. Solo ieri gli attivisti Raffaele Semonella e Chiara Bellisario ripercorrevano sulle colonne di questo giornale gli anni della lotta, quanto ancora c’è da fare. Gli attivisti sono d’accordo su un punto: i vari governi, territoriali e nazionali, hanno fallito. O meglio: non ci hanno proprio provato. Mentre la maxiquerela con 33mila firma di cittadini giace nei tribunali di Napoli e Nola, i cittadini non si danno per vinti. Tra i protagonisti di questo fallimento-menefreghismo istituzionale c’è sicuramente l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Tanto aveva promesso, tante erano le aspettative.

“Tutte disattese – prosegue Amistà – Non abbiamo nulla di personale nei confronti del ministro. Ma da lui, già alla guida della forestale e uomo del territorio, ci aspettavamo risultati importanti. Non partiva da zero, aveva un cumulo enorme di lavoro fatto da noi e da tutti i comitati e le associazioni. Non chiedevamo la rivoluzione, ma qualche punto messo a segno sì. Invece niente, la vicenda è stata accantonata dagli altri come da lui. Siamo sinceramente delusi”. I problemi nella vasta area dei roghi tossici sono tanti. E anche Amistà, come i suoi ‘colleghi’ guerriglieri della Terra dei Fuochi, li elenca con grande dispiacere e delusione. “Siamo di fronte ad uno sterminio di massa e nessuno vuole realmente combatterlo. Noi una pandemia l’abbiamo già vissuta e la viviamo sulla nostra pelle. Non c’è una famiglia che non abbia immolato un proprio familiare sull’altare della speculazione dei rifiuti tossici e nocivi”. Passato il clamore mediatico, calata l’asticella dell’attenzione, resta la tragedia. “E’ il tracciamento dei rifiuti industriali la Caporetto di governo, Regione e Comuni. Parliamo di un business gigantesco: il rifiuto tossico-industriale comporta dei costi che vengono abbattuti sversando illegalmente tutto in Campania. Mezzo Nord e non solo fa questo. E la vicenda riguarda anche Calabria, Sicilia e Bresciano”, spiega ancora l’attivista della Campania.

Tante le proposte lanciate negli anni e lasciate poi morire. “Partiamo da un presupposto – spiega Amistà – Bisognerebbe militarizzare l’intero territorio. Detto questo, il ministro Costa conosceva e conosce i problemi. Uno di questi sono le zone ‘terra di nessuno’ dove è semplice scaricare illegalmente. Si tratta di quelle aree di confine tra i Comuni senza controllo. Prendiamo l’esempio dei confini tra Caivano, Acerra, Afragola. Proponemmo una squadra interforze tra le polizie municipali, polizia di stato e forestale. Avremmo risolto una parte dei problemi. Risultato? Nessuno, non si è fatto più nulla”. L’installazione di telecamere e droni sembra l’unica mossa che il governo sta preparando, finanziandola con il Recovery Fund: “Certo, meglio di niente. Ma a che serve? Dove ci sono le telecamere non c’è immondizia, poi 100 metri più avanti ci sono discariche a cielo aperto. Bisogna bloccare il business alla radice con interventi normativi”. Ad esempio, gli attivisti propongono una rimodulazione di pene e reati: “Chi sversa rifiuti tossici – spiega infine Amistà – non può essere solo multato. E’ un attentato alla salute pubblica e per quello va punito e processato”. La pazienza dei cittadini è finita. Di nuovo.

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