Appalti pubblici, investimenti immobiliari, truffe, estorsioni: è l’aver scelto di coltivare e rendere essenziali queste tipologie di business ad aver permesso, per decenni, al clan dei Casalesi di non dover tuffarsi nell’irrequieto mercato della droga. Ma lo scenario criminale che caratterizza adesso la provincia casertana è cambiato: arresti, confische e collaborazioni con la giustizia (a volte riuscite, altre meno) hanno reso per alcune delle cosche che animano il clan complicato perseguire gli affari ‘alti’.
E tra quelle che, adesso, più sono in difficoltà c’è l’area Schiavone. Molti dei colletti bianchi che coltivavano questi business in suo nome sono recentemente finiti in cella o a processo e, altro problema, tanti tra quelli che custodiscono le ricchezze accumulate dalla famiglia di Sandokan, alla richiesta dei congiunti del capoclan Francesco di restituirgliele hanno fatto spallucce, consapevoli che non hanno più la forza per riprendersele. Insomma, una situazione di crisi evidente che ha spinto Emanuele Libero Schiavone, tornato lo scorso aprile a Casale dopo aver scontato 12 anni in cella (dove ci è rifinito, però, il 15 giugno) a dover lanciarsi nel mondo dello spaccio per racimolare denaro.
Non ha di questi problemi, invece, il gruppo Bidognetti. Mentre una propria frangia, nelle ultime settimane, si è scontrata proprio con Schiavone Jr. in relazione alla gestione del mercato dei narcotici, la sua ala imprenditoriale continua ad agire, per ora, indisturbata. L’aver prolungato la detenzione di quello che ormai è considerato il nuovo capo del gruppo, Gianluca Nanà (adesso al 41 bis), figlio dell’ergastolano Francesco Bidognetti, alias Ciccitto ‘e mezzanotte, non ha frenato l’avanzata affaristica dei colletti bianchi collegati a questa compagine.
Colletti bianchi di cui proprio Nanà, mentre era recluso nell’alta sicurezza nel carcere di Terni, parlava ai propri affiliati liberi di circolare sul territorio grazie a dei telefoni clandestini. Colletti bianchi che si stanno ‘comprando’ il Litorale domizio. E tra questi c’è un uomo d’affari, originario di Napoli, ma da anni radicatosi a Castelvolturno, che sta acquistando terreni, dove costruire capannoni, e immobili da trasformare in bed and breakfast.
Questo businessman (e come lui ce ne sono tanti altri, vicini ai Bidognetti, che vivono tra Caserta e Napoli Nord), stando a quanto tracciato dai carabinieri che stanno indagando sul gruppo di Nanà, si è rivolto anche ad affiliati per condurre alcune trattative riguardanti la costruzione di locali commerciali in zone limitrofe all’area dove c’è la clinica Pineta Grande.
La presenza e l’attivismo di questi uomini d’affari continua pericolosamente a dare forza al gruppo criminale di Cicciotto ‘e mezzanotte, nonostante parte della sua manovalanza sia finita in cella con l’operazione della Dda scattata nel 2022. Ed è il poter contare, ancora, sulle entrate garantite dagli imprenditori collusi che pone ora la cosca Bidognetti in una posizione di vantaggio rispetto a quella Schiavone nella potenziale faida che potrebbe scoppiare.
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