Google: ricorre in appello contro multa antitrust Ue su Android

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Google ha presentato ricorso contro la multa antitrust record dell’Unione Europea da 4,125 miliardi di euro, che ha preso di mira il ruolo del sistema operativo Android nel limitare la concorrenza mobile e la scelta dei consumatori, perché secondo la società “ci sono aree che richiedono un chiarimento legale da parte della Corte di giustizia europea”. Google si era precedentemente appellata a un tribunale inferiore, che aveva leggermente abbassato la sanzione originaria di 4,34 miliardi di euro in una decisione che si schierava in larga misura con la Commissione europea. Si tratta della più grande multa antitrust mai emessa dalla Commissione, il principale organo di vigilanza sulla concorrenza del blocco dei 27 Paesi. Nella sua decisione del 2018, la Commissione ha rilevato che la posizione dominante di Android di Google ha comportato una minore concorrenza e una minore scelta per i consumatori. Il gigante tecnologico statunitense aveva sostenuto che Android, libero e open-source, ha portato a telefoni più economici e ha stimolato la concorrenza con il suo principale rivale, Apple. Android è il sistema operativo mobile più diffuso, battendo iOS di Apple. “Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e sostiene migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo”, ha dichiarato giovedì Google.

L’ammenda è una delle tre sanzioni antitrust più importanti che la Commissione ha comminato a Google tra il 2017 e il 2019, evidenziando il ruolo precoce del blocco nella repressione dei giganti tecnologici. Google ha presentato ricorso alla Corte di giustizia, che può pronunciarsi solo su questioni di diritto, contro la prima sanzione antitrust dell’UE, una multa da 2,4 miliardi di euro per aver favorito ingiustamente il suo servizio di comparazione Google Shopping. Per quanto riguarda la terza sanzione, una multa di 1,49 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel settore degli annunci di ricerca online, l’azienda ha presentato ricorso al tribunale di primo grado dell’UE.

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