Non sarà a il ‘quell’altro’ usato da Luigi Di Maio per indicare l’alleato Matteo Salvini a far cadere il Governo. Va ad inserire nella lunghissima fila scontri mediatici. Quello di ieri forse un po’ più forte del solito: ha il peso della genuinità ‘registrata’ avuta dal grillino in una riunione interna.Ma nulla di irreparabile.
Lo scontro serio a breve inizierà nelle aule del parlamento. Perché fuori dal Palazzo ,a colpi di tweet, video e interviste i due vicepremier hanno sancito le diversità quasi insanabili tra le proprie compagini. E le differenze emerse ora non resteranno nell’etere, sui social o in tv: finiranno nelle Camere.
Tav, Autonomie, Decreto sicurezza e all’orizzonte la flat tax: visioni a volte opposte sui quattro argomenti. E per approvare le riforme (in un senso o nell’altro) servono i voti. Leghisti e grillini, non potendo contare più (almeno su quei quattro temi) gli uni sugli altri, dovranno cercarli altrove. Sarà la prova generale, forse,delle future nuove alleanze.