Governo allo sbando, tensione tra Di Maio e Salvini. Il grillino: “Basta slogan”. Il ministro degli Interni: “Pensi ai morti sul lavoro”

L'altalena di odio e amore tra i due vicepremier destabilizza i gialloverdi

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 13-02-2019 Roma Politica Camera dei Deputati. Question Time Nella foto Luigi Di Maio, Matteo Salvini Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 13-02-2019 Roma (Italy) Politic Chamber of Deputies. Question Time In the pic Luigi Di Maio, Matteo Salvini

Il governo del cambiamento… si, ma d’umore. I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini decidono all’occorrenza se andare d’accordo o litigare. In campagna elettorale i due si sfidano in duelli verbali che hanno inevitabili ricadute sull’esecutivo e sulla sua stabilità.

C’eravamo tanto amati

La luna di miele tra i leader del M5S e della Lega sembra essere terminata, Di Maio e Salvini che un tempo si sostenevano convintamente, oggi non perdono occasione per darsele, metaforicamente parlando, di santa ragione. A farne le spese è il governo. Fino a quando le due forze politiche possono restare insieme se all’interesse del Paese preferiscono, in questa fase di campagna elettorale, gli interessi di parte?

I motivi del contendere

I problemi nati tra Lega e Movimento in parte dipendono dal mancato accordo su questioni importanti, dal conflitto d’interessi, al Tav, passando per le Autonomie e il il decreto sicurezza Bis fino al salario minimo, in parte no. E’ la campagna elettorale a impedirgli di trovare la quadra, vale il detto: mors tua, vita mea. Un gioco di ruoli che fa bene ai singoli, ma non alla compagine, disomogenea per natura, del governo.

Salvini alle corde

Il leader della Lega, indebolito dalla vicenda legata all’ex sottosegretario Armando Siri e da quella più recente che vede coinvolto il governatore lombardo Attilio Fontana, è costretto ad incassare colpi bipartisa. A dargli addosso ci sono anche i suoi. I big della Lega che mal tollerano gli attacchi grillini, lo invitano a staccare la spina al governo e a tornare con Forza Italia e Berlusconi.

Il massimo della tensione si è registrato ieri sera: “Vedo e sento molto nervosismo in Italia. Alla Sapienza oggi – ha scritto Di Maio sui social – sono tornate le camionette delle Forze dell’Ordine come non accadeva da tempo. C’è una tensione sociale palpabile, non solo a Roma, come non si avvertiva da anni. Sequestri di telefonini, persone segnalate, striscioni ritirati. Nelle piazze è tornata una divisione tra estremismi che non fa bene a nessuno. Basta slogan, basta polemiche, vogliamo lavorare “. La stoccata al Carroccio è stata evidente:
“La politica – dice – deve fare le cose. Siamo stati eletti per questo. Noi le stiamo facendo e domani parleremo di sanità, dicendo una cosa chiara: le nomine nella sanità devono basarsi sul merito e su nient’altro. Per troppo tempo sono state decise da politici che a tutto pensavano, tranne alla nostra salute. E annunceremo una cosa importante; il 15 maggio ci sarà il primo tavolo per stanziare un miliardo in favore delle famiglie italiane. C’è il salario minimo pronto, che fissa a 9 euro lordi la paga minima oraria per ogni lavoratore (dai camerieri ai magazzinieri). Aspettiamo una risposta su tutto questo da parte della Lega”.

La risposta di Salvini è arrivata tempestiva: “Di Maio e Zingaretti parlano di razzismo che non c’è. Gli italiani non sono violenti, né egoisti, né razzisti. Pd e 5stelle si sono forse coalizzati anche contro autonomie, flat tax e per aprire i porti ai clandestini? Di Maio parla di tensioni nelle piazze? Mi sembra che le uniche minacce di morte – ha aggiunto il ministro degli Interni – siano contro di me. Per il resto i reati in Italia sono in calo ovunque mentre, purtroppo, sono in aumento i morti e gli infortuni sul lavoro”.

Tira tira…

La corda si spezza. E’ risaputo, ma Di Maio sembra infischiarsene. Si è convinto di poter dire e fare tutto. Ma è davvero così o Salvini sta solo aspettando di avere conferma, con le Europee, che la Lega sia primo partito per abbadnonarlo?


La certezza

Al di là degli scontri perenni, che non rimandano all’idea di un governo affidabile, è chiaro che una volta ultimato lo spoglio delle Europee, Lega e M5S dovranno rimettere insieme i cocci del governo e la credibilità infranta sullo scoglio degli attacchi reciproci.

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