ROMA – “Non è una questione di numeri, ma di significato. Io non credo nei tecnici puri: se esistessero la politica diventerebbe inutile”. Così Silvio Berlusconi intervistato da La Stampa. “Io ho sempre voluto coinvolgere nei miei governi persone chiaramente schierate con noi, che condividessero il nostro progetto politico, e che avessero un curriculum professionale, accademico o imprenditoriale di prim’ordine – aggiunge – Come dico spesso, persone che avessero dimostrato nella vita e non solo in politica di saper realizzare gli obbiettivi prefissati. Ora vorrei di nuovo qualcosa di simile: non l’adesione a titolo personale di qualche nome famoso, ma l’impegno di mondi importanti”.
E per quanto riguarda i rapporti interni alla coalizione: “La Lega ha molti più parlamentari di noi perché in sede di trattativa sui collegi non si è adottato il criterio che io avevo proposto – prosegue – Vi erano tre partiti, ognuno dei quali indispensabile politicamente e numericamente per vincere nei collegi uninominali. Quindi mi sembrava un criterio equo che questi collegi venissero divisi in parti uguali fra i tre partiti, ovviamente sempre privilegiando candidature di qualità, e che con il voto per la parte proporzionale fossero gli elettori a decidere nella cabina elettorale, non a tavolino, i veri rapporti di forza fra i partiti. Questo principio non è stato accettato dai nostri alleati e i miei collaboratori che hanno chiuso la trattativa hanno ritenuto, giustamente, di far prevalere l’unità della coalizione a una questione di posti. Questo però spiega il paradosso per il quale la Lega ha più parlamentari di noi, pur avendo gli stessi voti. Ovviamente questo errore non si deve ripetere per quanto riguarda la formazione del governo. Dove deve naturalmente prevalere la qualità, prima ancora della rappresentatività”.
Pensando al suo futuro politico: “Farò quello che il Paese e prima di tutto il centrodestra mi chiederà di fare. Ovviamente se lei pensa alla storia della mia vita può ben comprendere che il ruolo che io svolgo va in ogni caso al di là di qualsiasi incarico formale, specialmente nello scenario internazionale”.
E sull’atteggiamento che l’Italia e il prossimo governo dovranno avere con la Russia: “Esattamente quello del governo precedente – dice – Su questo non ci possono essere dubbi. Aggiungo che quando le circostanze lo consentiranno sarò il primo a insistere per una soluzione diplomatica, perché considero la guerra intollerabile, la follia delle follie. Tuttavia, una soluzione diplomatica implica l’assoluta unità dell’Occidente e non può contemplare in nessun caso il sacrificio della libertà e dei diritti del popolo ucraino”.
Infine sul futuro di Mario Draghi: “Sarà lui a decidere. Ma certo è un patrimonio del Paese al quale non possiamo rinunciare. Ovviamente avrebbe tutte le carte in regola per occupare un ruolo apicale nelle istituzioni internazionali”.
(LaPresse)