Roma, 27 mag. (LaPresse) –
“Il comunicato di oggi del professor Paolo Savona, nel quale egli dichiara di voler ‘una Europa diversa, più forte, ma più equa’, non è sufficiente ad eliminare i tanti dubbi suscitati dalle sue teorie e soprattutto non tranquillizza rispetto al cosiddetto ‘piano B’ sull’euro che egli proponeva soltanto 3 anni fa, chiamato ‘Guida pratica per uscire dall’euro’ e presentato ad un convegno della Link University Campus di Roma”. Lo afferma in una nota Renato Brunetta, deputato di Forza Italia.
“In quella sorta di decalogo, il professor Savona esprimeva con fervore le sue critiche contro la moneta unica, spiegando il perché l’Italia dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di abbandonarla, predisponendo un ‘piano B’ da usare come arma di minaccia nelle trattative con le altre cancellerie del Vecchio Continente, quale ‘deterrente nei confronti delle controparti europee’. Il professor Savona era particolarmente critico con il mondo tedesco, responsabile di aver imposto un modello insostenibile per l’Italia, al quale si sarebbe dovuto reagire solo attraverso il ritorno alla svalutazione competitiva della moneta e all’inflazione, eliminando l’indipendenza della Banca d’Italia, che avrebbe dovuto tornare subito sotto il controllo del Tesoro”, prosegue.
“Il ritorno al sovranismo, all’economia pianificata dall’alto e allo statalismo avrebbe dovuto prendere forma, secondo quanto scritto dal professor Savona, attraverso la nazionalizzazione della Banca d’Italia, la creazione di una nuova IRI che prendesse il controllo finanziario e tecnico dell’industria italiana, l’abolizione del vincolo di pareggio di bilancio previsto dall’art. 81 della Costituzione, in maniera da poter finanziare la crescita del Paese attraverso l’utilizzo del deficit e del debito pubblico. Il piano del professor Savona si conclude con la proposta di ridenominazione del debito e dei bilanci bancari in lire, verificando l’opportunità per l’Italia di dichiarare bancarotta alla quale far seguire, tramite trattative con i detentori di titoli di Stato italiani, una rinegoziazione delle scadenze del debito, tramite una ‘moratoria sul servizio del debito pubblico’”, conclude.