ROMA – Dubbi e sospetti, ma anche sfiducia. È partito il conto alla rovescia che porterà all’incontro chiarificatore di lunedì tra Mario Draghi e Giuseppe Conte. Il faccia a faccia si svolgerà a palazzo Chigi, dove il presidente del Consiglio sembra non amare l’aria condizionata, neanche in queste giornata dominate dall’anticiclone Caronte. L’incontro sarà più caldo di quello che ci si aspetta, con delle premesse che non fanno ben sperare.
Le parole dell’ex uomo della Bce a favore di telecamere, dopo il Cdm sulle bollette, non sono bastate a calmare gli animi nel Movimento, men che meno quello del leader pentastellato. L’effetto che ha sortito, riferiscono fonti M5S, è di aver creato due forze centripete: da una parte gli oltranzisti, ancora convinti di voler uscire da questa esperienza con la speranza di trovare la propria identità e magari qualche punto percentuale nei sondaggi, e dall’altra chi invece ha ben chiaro l’avvertimento del premier e del capo dello Stato, Sergio Mattarella: senza M5S al governo si va al voto, spazzando via i vitalizi che scatterebbero a settembre.
Conte dunque sembra soffrire la dualità che si sta formando nel Movimento, sofferenza aggravata dal sospetto che Draghi abbia benedetto la scissione di Insieme per il futuro di Luigi Di Maio, per depotenziare i pentastellati. “Non scherziamo su queste cose”, taglia corto il titolare della Farnesina, che torna sul progetto politico che vuole unire “un sacco di amministratori locali”. “I sindaci – dichiara – sono il volto e le braccia della Repubblica come dice Mattarella, quelli sono i nostri interlocutori, noi vogliamo metterli insieme per un manifesto politico”.
Per l’avvocato pugliese sarà dunque difficile risolvere il rebus se restare o abbandonare il governo dei migliori. “Sarà un incontro importante – ha scandito da Cortona – coinvolgeremo gli organi politici e valuteremo”. È infatti fissata per lunedì una riunione del Consiglio nazionale che dovrà fornire al presidente 5Stelle una linea univoca da portare a palazzo Chigi. Una cosa è certa, Conte non potrà uscire da quel colloquio con le mani in mano, soprattutto dopo aver incassato la cancellazione del cashback, la morte del superbonus e il benestare del governo al termovalorizzatore a Roma. L’alternativa – filtra – è appunto lo strappo.
Intanto Mario Draghi sta trascorrendo questo weekend nel suo rifugio di Città della Pieve. La settimana che lo aspetta non sarà meno intesa di quella passata. Lunedì di rientro dovrebbe esserci un Consiglio dei ministri per approvare il decreto siccità e poi martedì il capo del governo sarà ad Ankara per il vertice ministeriale e l’incontro con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
Nessun commento trapela da palazzo Chigi sulle parole di Conte, quello che doveva dire Draghi lo ha detto in conferenza stampa e non tornerà indietro. Le mosse di Conte sono, ovviamente, osservate dagli alleati di governo. Matteo Renzi non ha dubbi: “Se esce dal governo il Movimento finisce a Di Battista che è più abile come leader di protesta. Se rimane al governo vedrà i sondaggi crollare mese dopo mese”, la stoccata.
Per Antonio Tajani “far cadere il governo ora sarebbe da irresponsabili”. Della stessa idea l’ex Vincenzo Spadafora: “Adesso mettere a rischio la maggioranza sarebbe veramente un grande atto di irresponsabilità, il paradosso è che a compiere questo atto è un ex presidente del Consiglio, che sa più di tutti qual è il momento difficile che sta attraversando il Paese e quanto sia veramente assurda la fibrillazione che si sta creando al Governo ma soprattutto ai cittadini italiani”, la sottolineatura.(LaPresse)