ROMA – Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, rompe lo stallo della maggioranza sulle riforme, e in particolare sul Ddl concorrenza. È “molto, molto preoccupato” – riferiscono fonti di governo – perché la sua mancata approvazione mette a rischio il Pnrr. E allora manda un segnale forte ai partiti: convoca d’urgenza un Consiglio dei ministri straordinario e chiede l’autorizzazione a porre la questione di fiducia al Ddl concorrenza, che i ministri gli accordano.
Più che il contenuto, dunque, è la liturgia a far capire la determinazione di Draghi. Il Cdm dura meno di dieci minuti: tanti ne bastano al premier per comunicare l’intenzione del Governo di porre la fiducia entro il mese di maggio. A quanto apprende LaPresse, secondo il presidente del Consiglio è stato fatto un importante lavoro di mediazione, ma non si può continuare a trascinare il provvedimento che va calendarizzato.
Fonti di palazzo Chigi confermano che per Draghi “il mancato rispetto” della tempistica per l’approvazione del Ddl concorrenza “metterebbe a rischio, insostenibilmente, il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr, punto principale del programma di Governo”. E quindi c’è la necessità, “nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari”, di porre in essere tutte le iniziative per arrivare a una rapida approvazione al Senato e procedere alla trasmissione alla Camera. Anche perché il premier ricorda che – sulla base degli impegni assunti con il Pnrr – entro dicembre 2022 è necessario approvare non solo la legge delega ma anche i relativi decreti delegati.
Il nodo principale da sciogliere riguarda la messa a bando delle concessioni balneari, su cui Lega e Forza Italia fanno resistenza. Pur dicendosi fiduciosi della possibilità di arrivare a un accordo, anche dopo il blitz di Draghi tengono il punto: “Come sulla riforma fiscale, la Lega, Forza Italia e il resto del centrodestra di governo hanno evitato che aumentassero le tasse su casa e risparmi, anche sul decreto concorrenza l’obiettivo è tutelare 30.000 piccole aziende italiane e 100.000 lavoratori del mare. Siamo ottimisti che si possa trovare un accordo positivo su un tema che, peraltro, non rientra negli accordi economici del Pnrr”, commentano i capigruppo del Carroccio e di Fi, Massimiliano Romeo e Annamaria Bernini.
Gli altri partiti di maggioranza, invece, condividono in toto la linea del premier. “Chi mette a rischio il Pnrr per ragioni di propaganda elettorale, anche a fronte di una raggiunta intesa che tiene conto dei punti di vista delle categorie, si assume un’enorme responsabilità in un momento come questo”, dice il ministro del Lavoro del Pd Andrea Orlando. Sul fronte M5S è il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, a spiegare che “la riforma in materia di concorrenza è fondamentale per questo Paese ed è uno dei motivi per i quali è nato questo Governo. È giusta l’accelerazione su questo tema, che non può essere procrastinato ancora e ostaggio delle bandierine di partito”.
Ma Fratelli d’Italia attacca: la fiducia annunciata dal governo serve solo a “nascondere la sua inadeguatezza e le divisioni della sua maggioranza”, dichiara il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida, sottolineando che “i balneari sono una categoria che, dopo aver creato ricchezza, verrebbero messi in ginocchio dalla decisione di mandare all’asta le concessioni delle spiagge a partire dal 2024”. È quella sulla concorrenza non è l’unica riforma in stallo.
Anche su Csm e fisco i tempi si allungano e se ne parlerà dopo le amministrative. Il testo sull’ordinamento giudiziario dovrebbe arrivare in aula al Senato il 14 giugno, secondo quanto deciso da una riunione di maggioranza, ma fonti di Italia Viva già annunciano che intendono battersi per “modifiche e correttivi del testo, in continuità con l’azione emendativa promossa alla Camera”.
Sulla delega fiscale i tempi si annunciano ancora più lunghi. La questione verrà affrontata solo dopo che sarà chiusa la partita sul Ddl concorrenza: a quel punto si attenderanno le riformulazioni dell’esecutivo al testo – dopo l’intesa raggiunta tra Draghi e il centrodestra di governo – sul quale dovrà riaprirsi il confronto in maggioranza. E, assicurano fonti degli altri partiti di maggioranza, “bisognerà vedere se le modifiche concordate stanno bene anche a noi”.(LaPresse)