Governo, Draghi: “Sarei rimasto volentieri ma non me l’hanno consentito”

L'intervento dell'ex premier

Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse In foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi

ROMA – “Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di governo, c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati. Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo e l’ho fatto al meglio delle mie capacità. Sarei dunque rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito”. Lo dice l’ex premier Mario Draghi in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.

“Il governo si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un periodo di emergenza. Non avevo dunque un mio partito o una mia base parlamentare. A un certo punto, la volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno, anche per l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura”, ricorda Draghi. “Con il passare dei mesi, la maggioranza che sosteneva il governo si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri. Il Movimento 5 Stelle era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento insieme a tutte le altre forze politiche, e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato. Forza Italia e Lega erano contrarie ad aspetti di alcune importanti riforme — fisco e concorrenza — a cui era stato dato il via libera in Consiglio dei ministri. Lega e Movimento Cinque Stelle chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio nonostante — come stiamo vedendo — l’economia e l’occupazione andassero bene”.

Quanto al ‘giorno del giudizio’ in Senato, l’ex premier ricorda: “Nei pochi giorni che intercorsero tra la decisione del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia sul “decreto aiuti” e il dibattito sulla fiducia in Senato l’ondata di messaggi, come quello dei sindaci, perché restassi al governo mi avevano convinto a cercare una soluzione. Sono ancora profondamente grato per questi appelli, come per tutto il sostegno che ho ricevuto durante il mio incarico. Ma le posizioni dei partiti erano ormai inconciliabili”.

In che modo? “Ad esempio, il centrodestra era disponibile ad andare avanti, purché i ministri Cinque Stelle uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti. Tuttavia, il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra. Inoltre, sin dalle consultazioni che precedettero la formazione del governo, avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il Movimento 5 Stelle”, risponde Draghi.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome