Il governo giallo-rosso non riesce a carburare appesantito dalle ambizioni personali dei diversi leader che tentano di far prevalere la propria posizione su quella degli altri. Le lotte interne ai partiti di maggioranza rendono gli equilibri ancora più precari e nel Paese regna l’incertezza.
Ognuno pensa a sé
Il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio vive una fase complicata, costretto a guardarsi le spalle vista l’insoddisfazione che regna tra i suoi parlamentari molti dei quali faticano a ritrovarsi nelle posizioni espresse dal proprio leader. Ci sono i dissidenti che sperano in una scissione che li riporti all’origine. Ci sono i nostalgici dell’alleanza con la Lega e quelli affascinati da Italia Viva di Matteo Renzi che non escludono cambi di casacca.
Conte Spadafora Fico
I pentastellati puntano ad aprire un nuovo capitolo per archiviare la stagione fallimentare targata Di Maio contraddistinta dalle sconfitte e dal perenne calo nei consensi. Per farlo si affidano all’asse composto da Conte, dal ministro per le Politiche giovanili e per lo Sport Vincenzo Spadafora e dal presidente della Camera Roberto Fico convinti sostenitori dell’alleanza col Pd.
Pd e Leu, nemici-amici
I dem guidati da Nicola Zingaretti dopo la scissione dei renziani e la nascita di Italia Viva puntano ad una rifondazione del partito. Caduti gli steccati e i dentro o fuori renziani non si esclude un rientro in casa Pd del popolo di Leu. “Un nuovo partito non si fa in 5 giorni e neanche in qualche settimana – ha detto il ministro alla Sanità Roberto Speranza – Ci vuole tempo e impegno. Zingaretti ha parlato giustamente della necessità di una vera e propria rifondazione. Rifondazione e’ parola impegnativa. Tutta da verificare nel merito e nel metodo. Ma io voglio avere fiducia, perché mi sembra la strada giusta”.
Renzi il guastatore
Se a lavorare per far funzionare l’alleanza giallo-verde ci pensano Conte, Spadafpra e Fico, a mettere i bastoni tra le ruote ci pensa l’ex premier Matteo Renzi con Italia Viva che approfittando delle tante questioni aperte, dalla manovra di Bilancio al caso Ilva, gioca il ruolo di guastatore mettendo in risalto le contraddizioni del governo Conte bis. A cadere nella trappola è Di Maio che ogni volta presta il fianco alle polemiche innestate dal senatore di Scandicci rimarcandone le posizioni. Un rapporto, il loro, ambivalente che rischia di indebolire un’alleanza già fragile di suo poiché improvvisata e nata con il solo obiettivo comune di fermare l’avanzata della destra e di Matteo Salvini.
Il futuro
Il governo durerà, è il mantra che i leader di maggioranza ripetono ad alta voce per convincere se stessi prima che gli altri. “Questo governo un po’ alla volta lavorerà sempre meglio, c’è un clima migliore – ha assicurato Di Maio – Questo governo se fa le cose per gli italiani, avrà lunga vita”.
Risuona l’eco
Nessuno stacchi la spina. A dirlo è il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci. “Provocare elezioni anticipate sarebbe una follia, un atto senza senso – ha evidenziato – In un governo di coalizione è naturale che si discuta l’importante è ancorare alla discussione la concretezza e la reale possibilità di migliorare i provvedimenti”.