ROMA (Alfredo Stella) – Quella che va ad incominciare è la settimana che porta alla prima seduta del nuovo Parlamento. Sono ore ad altissima tensione nel centrodestra pur essendo la prima coalizione d’Italia. Anzi, forse proprio per questo. Giorgia Meloni vuol vederci chiaro, riferendosi in modo particolare al leader della Lega: “Chiedo linearità – dice – se Salvini è deciso a tentare di formare il governo, con il nostro appoggio, non può poi contestualmente rivendicare per il suo partito la presidenza di una delle Camere: è chiaro che la Lega non potrebbe avere il presidente del Senato e il premier, non ha la forza”. Dunque la discussione verte sulla nomina dei Presidenti di Camera e Senato, un passaggio essenziale per la vita della nuova legislatura. Nomine che si intrecciano, inevitabilmente, con le strategie parlamentari per capire quali margini ci siano per far nascere un nuovo esecutivo, una matassa che toccherà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella provare a sbrogliarlo. “Noi abbiamo deciso – continua Meloni – che chi nella coalizione avesse ottenuto più voti sarebbe stato indicato dagli altri come premier. Non ho cambiato idea, Salvini ha il mio appoggio. Spero voglia davvero impegnarsi per formare un governo”. Dunque la ‘conditio sine qua non’ di Fratelli d’Italia è segnata: se Salvini punta al mandato per la formazione del nuovo esecutivo deve rinunciare a una delle due Camere. “Vorrei che ci credessimo, che lavorassimo per questo, che lo rivendicassimo. Siamo la prima coalizione del Paese, abbiamo il diritto e il dovere di tentare di formare un governo sulla base di alcuni punti programmatici seri sui quali in tanti sono d’accordo: riduzione delle tasse, lavoro ai giovani, aiuti alle famiglie, meno immigrazione, più sicurezza, difesa del made in Italy, solo per citare i principali”. Intanto oggi la bionda leader di Fratelli d’Italia sarà a Roma presso il gazebo di Viale Europa per la raccolta firme per le proprie proposte in occasione della presentazione del Def, il documento che scandirà le scelte economiche dell’Italia per i prossimi tre anni.