Dall’alleanza per un giorno alle Politiche – che però sopravvive per le Regionali nel Lazio – allo scontro frontale in piena sessione di Bilancio. Enrico Letta e Carlo Calenda continuano a marciare divisi e i toni si fanno sempre più accesi. Il segretario Pd, al termine della due giorni di incontri al Nazareno con le parti sociali e le categorie produttive, piazza la stoccata. Il governo Meloni, attacca, “cerca disperatamente alleati con i quali sostituire gli attuali alleati. Ho visto che si è già proposto il Terzo Polo e Calenda per sostituire FI.
Sono stati votati per fare l’opposizione e sono già pronti a passare in maggioranza. Francamente incomprensibile”, taglia corto. Il leader di Azione non ci sta: “Quelle di Enrico Letta sono fesserie di un uomo che non è più neanche in grado di elaborare una strategia politica. Il Terzo Polo non entra e non entrerà in maggioranza, né supporterà il governo. Fa però l’opposizione come si richiede in un grande paese europeo, cioè proponendo e non solo inseguendo i 5S e urlando ‘no a tutto'”, replica a stretto giro di posta. Non solo.
Calenda intende far arrivare all’ex alleato il messaggio e allora lo tagga su Twitter e accusa il segretario Pd, che “peraltro ha passato tutta la campagna elettorale a giocare a ‘Sandra e Raimondo” con Giorgia Meloni” di aver detto “una spudorata bugia”. Non manca poi la chiosa di renziana memoria: “Enrico stai sereno, e pensa al Pd”. I dem, in ogni caso, saranno in piazza il 17 dicembre e promettono battaglia in Parlamento.
Calenda, dopo aver incontrato Meloni a palazzo Chigi, vuole continuare a marcare la differenza. “Essere all’opposizione non vuol dire essere tutti uguali. Al Pd io ho mandato la nostra proposta di manovra ma il Pd non ha neanche risposto. Letta prima della fine del Cdm ha concluso che va in piazza, ma che senso ha dire di andare in piazza senza spiegare cosa si vuole fare? – insiste – Non voglio rifugiarmi in una piazza in cui sventolo una bandiera e dico che fa tutto schifo”.
Nessuna accondiscendenza, né la volontà di fare da stampella all’esecutivo, però, assicura. “Quello che noi cerchiamo di fare è rimanere nel merito delle cose che consideriamo giuste. Se Nordio propone l’abuso d’ufficio io lo sottoscrivo immediatamente perché credo sia necessario ma questo non vuol dire che entro in maggioranza, io sono allo’opposizione”, ribadisce, spiegando come non è una ‘medaglia’ da “buon samaritano” che cerca: “Voglio che il mio partito arrivi al 20%. Voglio fare le cose come credo vadano fatte per avere la fiducia degli italiani”, è la linea.
Giuseppe Conte, intanto, conduce la sua battaglia in solitaria. Domani il leader pentastellato incontrerà un presidio di lavoratori a Napoli e poi andrà a Scampia. Cavallo di battaglia resta la difesa del Reddito di cittadinanza. “Con questa manovra di bilancio il Governo Meloni vuole togliere tutto a oltre 600mila cittadini nel 2023: fanno cassa su chi non arriva a fine mese. Non sono numeri su una calcolatrice, sono persone e famiglie. Domani da Napoli parte una serie di incontri nelle città da Nord a Sud per conoscere le loro storie: tutti devono conoscere questa realtà. A chiunque può capitare di trovarsi in difficoltà, lo Stato – attacca – non può voltare le spalle”.(LaPresse)