Di nuovo in silenzio, a lavorare nel suo ufficio di Montecitorio. Dopo la prima uscita pubblica successiva al successo elettorale, sabato scorso a Milano al Villaggio Coldiretti, Giorgia Meloni torna a centellinare dichiarazioni davanti a telecamere e cronisti. Un basso profilo adottato sin dalle prime ore post-voto che la presidente di Fdi non sembra aver intenzione di mutare in corso d’opera.
“Anche oggi la difesa dell’interesse nazionale italiano, in un contesto internazionale sempre più complesso, è stata la stella polare del lavoro e dei contatti della leader di FdI e dei suoi collaboratori”, riferiscono fonti del partito. Lavoro e contatti che vertono essenzialmente su due temi: da un lato i dossier economici con particolare attenzione al caro energia, dall’altro la formazione del prossimo governo. Formazione su cui, arrivando alla Camera, Meloni invita alla cautela rispondendo a chi le chiede della possibilità che il prossimo esecutivo preveda molte figure tecniche. “Leggo cose abbastanza surreali sulla stampa, che poi dovrei anche commentare. Consiglio prudenza”, è il messaggio della leader dei conservatori che per mercoledì mattina ha convocato l’esecutivo nazionale del partito negli uffici di via della Scrofa con all’ordine del giorno ‘Scenari e determinazioni alla luce del risultato delle ultime elezioni politiche’.
Pronto a riunire la propria squadra anche Matteo Salvini, con un consiglio federale fissato per domani pomeriggio a Roma che mira a “fare il punto della situazione con l’obiettivo di costruire in tempi rapidi la squadra di governo più efficace possibile”. “Non vedo l’ora che il nuovo governo entri in carica – assicura il segretario leghista -, abbiamo le idee chiare su come difendere il lavoro e il futuro degli Italiani!”.
Idee che riguardano principalmente la composizione del prossimo esecutivo di centrodestra. “Questo sarà un governo politico, con tanti ministri politici – puntualizza ad esempio il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani – ma se poi ci sarà qualche tecnico non credo che sarà un problema. I leader lavoreranno e troveranno la soluzione giusta”. Insomma ben vengano alcuni profili autorevoli, non provenienti dai partiti, senza che però questo significhi riempire tutte o quasi le ‘caselle’ a disposizione snaturando così la vocazione politica della squadra.
Il tempo per trovare la quadra comincia però a stringere. Il 13 ottobre si riuniranno per la prima volta le Camere, e subito dopo andranno eletti i presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio. Passaggio che potrebbe fornire un’indicazione anche in ottica governo poiché Tajani ad esempio viene accostato sia alla presidenza della Camera che a Esteri e Viminale (mentre per la presidenza del Senato il nome che circola è quello di Ignazio La Russa). Legata ai tempi della formazione del nuovo governo ci sarebbe poi anche l’eventuale partecipazione della Meloni al prossimo Consiglio europeo del 20 ottobre.
Secondo il leader di Iv, Matteo Renzi, “sarebbe molto bello se, compatibilmente con i tempi e d’accordo con il presidente della Repubblica” la leader di Fdi partisse per il vertice. “I tempi sono stretti – riconosce l’ex premier – ma se fossi Meloni farei di tutto per far giurare il governo 19 ottobre e andare il 20 a Bruxelles”.
Sulla possibilità, tuttavia, da via della Scrofa ricordano che “non c’è alcuna volontà di creare fratture tra l’attuale governo e quello che verrà”, aggiungendo che i documenti che arriveranno a Bruxelles “saranno il frutto del lavoro e degli approfondimenti dell’Esecutivo ora in carica”. Concetto ribadito dal responsabile del programma di Fdi, Giovanbattista Fazzolari: “Oggi c’è il ministro Cingolani a rappresentare l’Italia, non sappiamo chi poi avrà le sue funzioni né chi sarà il premier. Oggi il dossier lo stanno curando loro e quello che arriverà al 20 sarà stato frutto del lavoro che hanno fatto loro e di chiunque andrà lì a metterci la faccia”.(LaPresse)