ROMA – In vista c’è la prima manovra finanziaria. E Il governo non indietreggia rispetto alle intenzioni. Se c’è da sforare di qualche decimale il 3% per attuare reddito di cittadinanza e flat tax si farà. I vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono pronti a procedere a carrarmato pur di voltare pagina rispetto agli anni di austerity vissuti negli ultimi anni.
La manovra del cambiamento
Per il ministro leghista del governo Conte, la manovra finanziaria segnerà il punto di svolta tra il passato e il presente. “Sarà l’intervento più importante, da almeno 7-8 miliardi”. Spiega Salvini. “Non vedrete sconticini alla Pd, ma qualcosa che consentirà a 300-400 mila persone di andare in pensione, liberando altrettanti posti di lavoro”.
Rilanciare il Paese al di là del deficit
All’interno del governo pentaleghista convivono posizioni contrastanti rispetto all’ipotesi di sforare il 3%. Quella portata avanti da Salvini e Di Maio, per i quali è possibile e se necessario si farà, e quella del ministro dell’Economia Giovanni Tria che vuole evitare l’aumento del debito.
La posizione maggioritaria
“Stiamo tagliando tutte le spese inutili, gli sprechi – ricorda Salvini – E poi lo ribadisco: se si vuole realizzare un’operazione che rilancia lavoro e crescita non possiamo ‘impiccarci’ alla percentuale. L’impegno è quello di mantenere il rapporto deficit/Pil sotto al 3%, ma se dobbiamo aumentare il primo di qualche decimale, per fare ripartire il Paese io lo faccio a occhi chiusi”.
A ognuno il suo
Per spegnere il mormorio delle ultime settimane in merito ad una spaccatura interna al governo pentaleghista, dovuta proprio alle visioni diverse sulla manovra finanziaria, Salvini ricorda che ognuno fa il suo.
“Tria fa il suo mestiere che è, giustamente, quello di tenere i cordoni della borsa, ma è ministro di un governo che vuole rispettare gli impegni presi – conclude facendo riferimento a reddito di cittadinanza, flat tax e abolizione della legge Fornero. – Non pretendo tutto e subito, ma a Tria, come Lega, abbiamo detto che le politiche di tagli e austerity negli ultimi anni hanno fatto aumentare il debito pubblico di 250 miliardi e che, per ridurlo bisogna spendere quello che si ha con intelligenza, facendo crescere il Pil”.