Governo, rebus premier: (ri)spunta Tajani. M5s rilancia Di Maio

European Parliament President Antonio Tajani arrives to the European Council headquarters on the first day of a summit of European Union (EU) leaders at the in Brussels, on March 22, 2018 / AFP PHOTO / Aris Oikonomou

Di Donatella Di Nitto

Roma, 11 mag. (LaPresse) – Per risolvere il rebus premiership questa volta potrebbe fare la differenza Fratelli d’Italia. Nella partita è infatti entrata la dote di Giorgia Meloni, con i suoi 18 senatori e 32 deputati, che potrebbe mettere in sicurezza il futuro dell’esecutivo targato Lega-M5S. Anche se come ha spiegato lo stesso Di Maio a Meloni al termine di un incontro di “cortesia”, Fdi non entrerà nel contratto di governo, che sarà stipulato solo con Matteo Salvini. I contatti però ci sono stati e anche se Meloni non siederà al tavolo con il leader del Carroccio e il pentastellato, cosa farà il suo partito è di alto interesse. Le ipotesi trattate nel partito sono due: opposizione o, dopo il niet di Di Maio, l’astensione. Lo scoglio da superare però, anche in quest’ultimo caso, è il diktat della leader, che avrebbe ipotizzato un appoggio all’esecutivo solo se a guidarlo fosse un uomo della coalizione di centrodestra.

Sfumata l’ipotesi, tornata alla ribalta dopo le parole di Meloni, di portare a palazzo Chigi Matteo Salvini, in queste ore torna in auge il nome di Antonio Tajani, gradito anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma su cui il Movimento 5Stelle avrebbe storto il naso.

Per questo, come in una partita a poker, i pentastellati avrebbero rilanciato Luigi Di Maio.La composizione della squadra (si parla di 20 ministri) non vive comunque di luce propria. E’ una questione di quote e soprattutto di peso delle caselle. Chi avrà palazzo Chigi, di fatto, non potrà rivendicare ministeri chiave. Ed è proprio a piazza Colonna che si ferma o meglio si sta arenando il confronto, che vede anche una mancanza di figure adatte a ricoprire incarichi, in entrambi gli schieramenti. Su alcuni dicasteri ovviamente è puntato il faro del Colle che, per quanto riguarda la Farnesina, in mancanza di un profilo internazionale, vedrebbe bene Elisabetta Belloni. Sull’Interno ancora non si riesce a trovare la quadra, anche se Mattarella sul Viminale ha tenuto ad evidenziare la sua linea, soprattutto in merito al tema degli sbarchi. In una logica di quote se Salvini non riuscisse a salire a Palazzo Chigi potrebbe rivendicare quel ministero. Per la Difesa invece potrebbe rientrare dalla finestra Giampiero Massolo, già alla guida dei servizi segreti nel governo Andreotti. Alcuni dicasteri chiave sarebbero già stati concordati e aspettano solo il via libera: Giulia Bongiorno alla Giustizia e Armando Siri allo Sviluppo economico. Al Mise invece l’incertezza, anche se Giancarlo Giorgetti potrebbe favorire il ministero piuttosto che la premiership.

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