ROMA – Sale lo spread e con lui la tensione tra M5S e Lega. Sul tavolo del Governo i principali dossier rimangono congelati ed è in merito al decreto sicurezza bis che lo strappo non si riduce. Anzi. Matteo Salvini si dice certo che la sua nuova creatura vedrà la luce nel Consiglio dei ministri di lunedì. “E’ pronto, la lotta alla mafia non conosce pause elettorali”, attacca.
Lo scontro con Di Maio
Luigi Di Maio, però, non intende indietreggiare. “So che arriva in pre-consiglio e vedremo, perché già sono state smentite una serie di norme come le multe a chi salva persone in mare. Noi – avverte – presenteremo delle proposte anche nell’ambito del preconsiglio – che si svolge oggi – sui rimpatri, perché è quello che si deve fare”.
Il fuoco incrociato continua poi su autonomia, misure per la Famiglia (il casus è il tavolo convocato al Mise dal leader M5S senza invitare Fontana), nomine in sanità (la Lega si astiene sull’emendamento M5S al dl Calabria). E un fronte potrebbe aprirsi anche su Radio Radicale, sulla cui chiusura il sottosegretario Crimi tiene il punto mentre il Carroccio presenta un emendamento che vale 3,5 miliardi per una proroga di 6 mesi.
Scontro continuo
Lo scontro, insomma, continua. E se Salvini assicura che quella con i pentastellati “è l’unica maggioranza possibile” e smentisce ogni ipotesi di rimpasto dopo le Europee, bollando il voto del 26 maggio come “un referendum sull’Europa” che non intende usare “per dinamiche italiane”, è ancora una volta Giancarlo Giorgetti a dire (e non dire) quello che il ministro dell’Interno non può dire. “È chiaro che un passaggio elettorale così importante dirà chi fa bene chi fa male e di questo si dovrà tenere conto – sottolinea il sottosegretario alla presidenza del Consiglio –. Se la linea dell’immigrazione di Salvini trova riscontro nel risultato elettorale è giusto portarla avanti”.
Le parole di Giorgetti
Giorgetti è alla Camera per una conferenza stampa sui principali dossier sportivi, ma la sala Salvadori, dopo le dichiarazioni sullo stato di salute del Governo fatte nel salotto di Porta a porta è piena di taccuini e telecamere, tanto che lui è il primo a ironizzare: “Vi ringrazio per la partecipazione a questa conferenza dove parleremo di sport… Non vorrei essere stato frainteso”, scherza. Alla fine, però – da sportivo che si rispetti – accetta le domande sportive, e il messaggio non cambia più di tanto. “Il governo per andare avanti ha bisogno di condivisione. Bisogna creare momenti in cui ci si incontra – ribadisce –. È chiaro che la campagna elettorale non aiuta. Le proposte sul tavolo per essere approvate devono essere prima digerite, come abbiamo fatto noi con il reddito di cittadinanza. Ci si incontra, si litiga come nelle migliori famiglie. Verrà il tempo in cui si incontreranno e litigheranno. E sarà un bene. Litigare via tweet senza incontrarsi non serve a niente”.
Il dietrofront di Salvini
In realtà, però, nelle agende di Di Maio e Salvini ancora dell’incontro non c’è traccia. “Io sono disponibile a ragionare di tutto con tutti, i miei dossier sono pronti”, prova a stemperare Salvini. Gli attacchi di Di Maio? “No problem. Io non gli rispondo, amen. Speriamo che tra una settimana finisca la campagna elettorale”.
Il ministro dell’Interno è fiducioso. “Sia io che la Lega siamo attaccati da tutti, Berlusconi, di Maio, Renzi. È un ottimo segnale in vista del voto”, ragiona con i suoi, mentre continua a escludere un’alleanza con il Ppe della Merkel e di Juncker.
Matteo e Luigi nascondono la polvere sotto al tappeto e snobbano lo spread
Intanto entrambi i vicepremier dicono di non essere preoccupati per lo spread in risalita e assicurano che l’Iva non salirà. Diverse, invece, le sensazioni al Colle. Il differenziale btp-bund ha chiuso a quota 284 punti e il presidente della Repubblica non vive l’avvicinarsi a quota 300 con la stessa serenità del Governo.
(LaPresse/Nadia Pietrafitta)